Tranne che a qualche deathster particolarmente curioso il nome Theory In Practice non dirà assolutamente nulla a molti di voi. Se la loro fama fosse proporzionale alla loro tecnica, alla loro inventiva e alla qualità della loro musica quest'anno sarebbero headliner al Wacken!!!!!!!!!

Provenienti dalla Svezia, formatisi nel 1995, dediti ad un Death Metal di ottima fattura , tra le influenze maggiori non possiamo non menzionare mostri sacri quali : Atheist, Cynic, Pestilence, Death e Nocturnus o i nostrani Sadist. Insomma tutti quei gruppi appartenenti a quel filone tecno-death che sfornò innumerevoli capolavori negli anni 90.
Le sonorità dei Theory In Practice sono molto interessanti: la tecnica dei singoli elementi è impressionante! Hanno fino ad ora sfornato solo tre dischi: "The Third Eye Function" del 1997, "The Armageddon Theories" del 1999 e "Colonizing The Sun" del 2002. Purtroppo a partire da quest'anno non si hanno piu' notizie della band, tanto che alcuni pensato ad uno scioglimento dovuto alle scarse vendite e alla scarsa notorieta' della band, in anni in cui il milionesimo clone degli In Flames vendeva un botto e band assolutamente personali come loro venivano ignorate dai piu.

Ed è proprio del loro secondo lavoro, The Armageddon Theories, che voglio parlarvi. Uscito nel 1999, può essere considerato il lavoro più vario dei nostri, dove a influenze Death Metal si accostano sonorità Progressive e Thrash. Quel che salta all'orecchio fin dal primo ascolto è la perfezione tecnica, ottenuta attraverso passaggi difficili da eseguire, cambi di tempo impossibili, solismi e riffing che richiedono una preparazione notevole e pattern di batteria al limite dell'umana comprensione. Non mancano ovviamente le tastiere, che con le loro intromissioni mai eccessivamente invadenti riescono a dare quella marcia in più ai brani, riuscendo peraltro a rimanere in testa quasi sin dal primo ascolto. Altra peculiarità del combo svedese è lo scream particolarmente acido (che non può non ricordare quello del grandissimo Chuck Shuldiner) del cantante batterista Henrik Ohlsson, e gli assoli del chitarrista Peter Lake degni dei migliri epigoni della grande tradizione Techno Death Metal, senza dimenticare ovviamente Mattias Engstrand che si divide ottimamente tra basso e tastiere.

L'album parte in quarta con "Dehumanized" che mette subito in chiaro di che pasta sono fatti i nostri, fra fraseggi chitarristici dal grande impatto e dalle melodie ammalianti una possente sezione ritmica si fa avanti con pattern di difficile esecuzione, mentre il cantato abrasivo di Henrik incolla al muro l'ascoltatore ed il riffing dinamico ed intricato di Peter Lake gli tira una serie di pugni allo stomaco di proporzioni inaudite. I cambi di tempo sono ovviamente all'ordine del giorno e risulta impossibile immaginarsi cosa accadrà fra pochi secondi, ma il bello è che in nessun occasione si perderà il filo del discorso: tutto ha un senso ed una logica all'interno della struttura dei brani, dalla più piccola rifinitura al riff più massiccio e dirompente. Fra riff intricati ed altri più monolitici e da headbanging non sarà difficile per l'ascoltatore farsi rapire dalla bellezza di questo album. Dopo una The Visionaire che prosegue sulla falsariga dell'opener con una maggiore presenza delle tastiere (comunque mai invadenti, infondo non stiamo mica parlando di un gruppo power!!!!!!), si arriva alla magniloquente title track divisa in cinque movimenti: il primo movimento s'intitola "Departure" e accoglie l'ascoltatore con soavi note di tastiera e melodie quasi sognanti, ma ecco che improvvisamente irrompono gli strumenti elettrici di "Prophecies" che, coi loro intrecci imprevedibili, assaltano nuovamente l'ascoltatore e gli fanno venire l'irrefrenabile voglia di pigliare il suo strumento e buttarlo dalla finestra, poiché mai nella sua vita riuscirebbe ad eguagliare la bravura di questi tre pazzi squilibrati. Notevoli i duetti fra chitarra e tastiera, che si lanciano in assoli veramente riusciti in pieno stile prog metal, per poi lasciare spazio ad un momento di grande dolcezza ed introspezione ottenuto tramite l'utilizzo di synth. Si prosegue con la stupefacente "Carnage Earth" mazzata prog-death fra capo e collo che, con i suoi 6 minuti e passa di durata, riesce sempre a mantenere alta l'attenzione dell'ascoltatore e a strabiliarlo nota dopo nota, melodia dopo melodia. "Embryo" fa degli intrecci chitarristici e del solismo strabordante le sue armi principali, mentre il movimento conclusivo di "The Armageddon Theories", "Posthuman Era", è un maelstrom sonoro al quale è impossibile sfuggire, fra doppia cassa dirompente, riff al vetriolo e ritmiche degne dei migliori Atheist. Si chiude in bellezza con "Embodied For War" che da la pennellata finale ad un quadro che in un mondo perfetto starebbe esposto al Louvre, ma che in questo mondo di merda prende polvere in qualche oscuro scantinato.

Per concludere una menzione particolare per l'artwork che riporta una sorta di Uomo-Bestia Vitruviano che stringe una fiamma (simbolo prometeico del progresso e della conoscenza) nella mano umana, e una spada (simbolo di guerra e distruzione) nella mano bestiale, a simboleggiare l'eterna dualità dell'animo dell'Uomo "i cui sogni camminano di pari passo coi suoi incubi".

Carico i commenti... con calma