Il nuovo millennio accoglie i Three Dog Night ancora sulla piazza, ma già da un quarto di secolo ridimensionati a gruppo estemporaneo e instabile, buono per tournée di revival nelle quali sfoderare il ben nutrito catalogo di successi messo insieme negli anni settanta. I classici “dinosauri”, insomma, renitenti all’estinzione.

Dei tre frontman dell’epoca d’oro, caratteristica questa pressoché unica nell’ambito dei gruppi rock, se ne era da tempo perso per strada uno, quel Chuck Negron che da parte sua se ne va ancor oggi in giro con la sua band personale, a riproporre la parte del repertorio TDN che gli interessa. I due ex-colleghi restanti se la sono cavata senza di lui per lunghi anni, suddividendosi le parti soliste comprese quelle del loro vecchio compagno, coinvolgendo alcuni degli strumentisti attorno a loro per preservare quella ricchezza di cori che è alla base della loro musica.

Qualcuno che credeva ancora nei Three Dog Night finanzia loro il presente disco/Frankestein, il quale vede coinvolta la prestigiosa orchestra londinese ma non in maniera diretta: i TDN restano a casa loro negli Stati Uniti venendo registrati in concerto, gli orchestrali a loro volta a casa loro a Londra: un arrangiatore, un direttore porta l’ensemble ad Abbey Road facendoli suonare sopra quelle recenti registrazioni dal vivo, con aggiunti dei prologhi sinfonici composti e arrangiati per l’occasione.

Il tutto è immortalato da questo disco, che perciò può essere considerato un greatest hits semi-live con orchestra, escamotage tuttora di moda per “allungare il brodo” e riciclare il proprio catalogo di successi, riproponendolo in una veste pomposa e lirica. Stessa cosa degli unplugged insomma, ma in quel caso si liofilizza, si primarizza la proposta; in questo la si gonfia, la si solennizza.

L’album pertanto è tutt’altro che essenziale, ma ha la sua funzione nel propagare ancora il buon nome dei Three Dog Night in anni ben lontani da quelli gloriosi di gioventù. I prologhi orchestrali naturalmente lasciano il tempo che trovano… Un agglomerato di ripescaggi da numerosi standard classici resi immortali dai geni del settecento, ottocento e primo novecento. Quando termina il prologo e inizia il brano vero e proprio dei YDN, non sempre la “cesura” è efficace, più spesso è gratuita.

Ma tant’è, fatto sta che per un certo tempo a valle di quest’esperienza e pubblicazione, i Three Dog Night riuscirono a girare le sale da concerto americane accompagnati, stavolta dal vivo e con tutti i crismi, da un’orchestra classica. Non certo l’autorevole ma ben lontana London Symphony, bensì una qualche orchestra più… contigua, giovane e meno costosa

I successi riproposti dal vivo in mix con la grande orchestra sono i seguenti:

_”One” dall’album del 1968 “Three Dog Night”

_”Easy to Be Hard” e “Celebrate” dall’album del 1969 “Suitable for Framing”

_”Out in the Country” e ”Mama Told Me” dall’album del 1970 “It Ain’t Easy”

_”Liar” e ”Joy to the World” dall’album del 1970 “Naturally”

_”Never Been to Spain” e ”An Old Fashioned Love Song” dall’album del 1971 “Harmony”

_”Black&White” dall’album del 1972 “Seven Separate Fools”

_”Shambala” dall’album del 1973 “Cyan”

_”Sault St.Marie” e ”Overground “ inediti(!)

L’orchestra peraltro vede riservate per sé tre ulteriori tracce: un’acconcia “Ouverture” all’inizio, nella quale vengono accennati alcuni ben noti temi delle canzoni a seguire, più due laboriosi “Prelude” riservati ad introdurre i brani “Liar” e “One”.

Dopo questo exploit del 2002, poco o niente di nuovo da parte dei TDN. Ma se ne vanno tuttora in giro a far concerti davanti a quattro gatti fedeli e riconoscenti, con quel che rimane (un solo elemento, l’inaffondabile Danny Hutton, il fondatore) della formazione originale. Del settetto storico il primo ad andare all'altro mondo, proprio nell’anno di uscita di questo disco, è stato il bassista Joe Schermie. Nel 2015 se ne sono andati in paradiso sia il cantante Cory Wells che il tastierista Jimmy Greenspoon, mentre il nerboruto batterista Floyd Sneed ci ha lasciati nel 2023.

Per contro, sia il cantante Chuck Negron, come già accennato, che il chitarrista Michael Allsup sono tuttora vivi e vegeti, ma fuori dai TDN: il primo da una vita ormai; il secondo, dopo vari entra ed esci nel corso degli anni, è fuori dal gruppo dal 2021.

Fine delle trasmissioni TDN, e buon ascolto ai più fiduciosi e propensi verso i favolosi Three Dog Night, anche loro fra i protagonisti di una stagione d’oro per la musica.

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