Beetlejuice è uno di quei film di culto che hanno formato l'immaginario dark almeno due generazioni di ragazzi, assieme agli altri film che Tim Burton ha realizzato dopo quello che può definirsi come il Big Bang del suo personale universo neo-gotico. Un universo fatto di umorismo nero, malinconia, amore per il macabro e l'artigianalità, per i vecchi film dell'orrore e, soprattutto, per i reietti, i disadattati, chiunque senta se stesso come diverso da tutti. Come lo stesso Burton si è sentito durante la sua infanzia, e in fondo non ha mai smesso di sentirsi.

Oggi quei ragazzi toccati dall'immaginario romantico burtoniano sono giovani adulti o persone mature, della stessa età di Lydia Deetz, che dopo trentasei anni torna protagonista di questo sequel atteso, chiaccherato, annunciato e smentito per anni, ora finalmente, e per davvero, al cinema.
Winona Rider, ai tempo del primo film diciassettenne, è stata la prima icona del cinema del regista di Burbank. Prima ancora di Johnny Depp, che sarà assieme a lei protagonista di Edward Scissorhands, l'opera più struggente di Burton. Un film che ancora oggi spezza il cuore ogni volta, anche a rivederlo dopo trentaquattro anni.

E come si può, quindi, a distanza di tanto tempo, riproporre Beetlejuice?

Questa è l'epoca dei sequel realizzati a lunga distanza: Twin Peaks, Blade Runner, Trainspotting, Top Gun.
Si pone una questione esistenziale dietro all'ovvia logica commerciale e nostalgica della riproposizione di lavori iconici e fondamentali come questi.

Il tempo che passa, scivola via alla stessa velocità con cui un fiocco di neve si scioglie a contatto della pelle. Come quella neve che, incessante, cade in Batman Returns. Sui vivi e sui morti, come direbbe Joyce.
I protagonisti di un tempo sono invecchiati, come chi c'era già alla fine degli anni '80. Rivederli, ritrovare quei luoghi, quegli spazi, quelle inquadrature, quelle musiche, produce un'emozione mille volte più potente rispetto a quella di un sequel realizzato poco dopo, per battere il ferro finché caldo.

Un'emozione che porta con sé molto più di quanto si consideri, quando si parla in modo sbrigativo di questo tipo di operazioni. Ci ricorda che ci siamo ancora.
Non è troppo tardi, finché siamo qui. Finché il treno delle anime non passerà anche per noi.

Beetlejuice Beetlejuice mostra un Burton in grande spolvero, ben cinque anni dopo il bistrattatissimo Dumbo, film bellissimo che, però, è quasi costato a Burton il ritiro dal mondo del cinema. Le pressioni della Disney non furono facili da sopportare, e infatti mai era passato tanto tra un film e l'altro del regista californiano.

L'aver lasciato la compagnia di Topolino ha ridato vita a Burton, con in mezzo la netflixiana rinascita pop di Mercoledì, che gli ha riportato popolarità ed entusiasmo. Anche la relazione con Monica Bellucci, qui presente in un ruolo molto azzeccato ed efficace, ha senz'altro contribuito a questo grande ritorno.

Burton torna con tutto quel che lo caratterizza da sempre. Torna con Halloween, torna a citare il suo amatissimo Mario Bava, torna alle sue creature devastate, maciullate, mutilate. Incomplete.
Torna a mettere in scena il mondo dell'aldilà, quello che nel capolavoro La sposa cadavere mostrava ben più vitalità di quello di noi tristi vivi.
L'aldilà di Beetlejuice Beetlejuice è organizzato e movimentato quanto il mondo che abita chi non ha attraversato la soglia.

Il film, pur ovviamente senza poter replicare lo spirito del primo capitolo (cosa che sarebbe totalmente insensata, comunque) è divertente, entusiasmante a tratti, appassiona e intrattiene.
Non tutti i protagonisti dell'originale sono tornati, e d'altra parte i morti non possono invecchiare; così si spiega facilmente il fatto che Gena Davis e Alec Baldwin non siano stati richiamati. Chi è presente, è ora trentasei anni più vicino al passaggio del sopracitato treno e alla danza macabra. Come lo è lo stesso Tim Burton.

Che tuttavia, oggi non lontano dai settanta, ancora conserva la sua purezza d'animo e la sua bellezza.
Non tutti meritano questa bellezza. Ma finché farà film, io sarò felice di amarlo come quando ero bambino.

E anche se il matrimonio tra Lydia e Beetlejuice proprio non s'ha da fare, né domani né mai, essi si ritroveranno in sogno. Un sogno non esattamente piacevole per Lydia, ma non si può avere tutto.

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