Romanzo enigmatico.
Fondato su enigmi.
Che produce domande.
Non da risposte.
Erode certezze.
Gran titolo, bella copertina.
Per cui di certo molto interessante.
Come minimo.
Difficile impresa, l'ideazione e il controllo su una materia narrativa, su una trama, tanto complessa, tortuosa, stratificata e vasta. E poi, la parata di personaggi, storici e non (Leonardo da Vinci, Carl Gustaf Jung, Henry James, Oscar Wilde, Monna Lisa, Teresa d'Avola), messi in campo da questo scrittore canadese, anch'essi di per se vastissimi e ricchi di fascino. Primo fra tutti il protagonista, Pilgrim, enigma fra gli enigmi, sconosciuto a se e al mondo, un intreccio di vite che è il vero motore immobile dell'opera.
Certo, si è nei territori del mainstream narrativo, romanzo d'intrattenimento, se si vuole. Ma nulla da togliere o da eccepire a Timothy Findley, autore che riesce a tenere avvinto il lettore a una serie di avvenimenti spesso slegati, distanti, nel tempo e nello spazio.
C'è bisogno di una buona dose di immedesimazione, per star dietro a questa storia, per far proprio lo spirito di quest'opera, molto hegeliana, e, logicamente junghiana.
Molti pregi, molti difetti. Dipende dall'angolo dal quale si sceglie di osservare l'opera. Sicuramente molte interessanti suggestioni e pensieri su cui lasciare libera la mente.
"Era impossibile, eppure tollerabile che per alcune persone la vita dovesse andare tanto male. Che per il trionfo -se e quando veniva raggiunto- potesse essere conquistato solo a costo di sogni perduti, speranze deluse e rapporti umani spezzati"
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