Era il 1991  quando questo album uscì, il 1989 quando questa nuova invenzione di David Bowie uscì fuori. David Bowie era uno degli artisti pop-rock più consacrati, tutto ciò che faceva era oro, qualsiasi cosa. Gli bastava che cantasse in falsetto una base da quattro soldi, e si tramutava immediatamente in migliaia e migliaia di copie vendute. Ciò non cominciava a piacere a bowie, che decise di reinventarsi con questo nuovo progetto, i "Tin Machine", dopo che finì il suo sodalizio con la casa discografica EMI, e dopo l'incontro con un grande chitarrista, Reeves Gabrels (senza nulla togliere alla bravura dei due fratelli Sales).

Il primo album anche se non completamente convincente, riuscì a far sorridere la critica con eccellenti suonate e riff da ricordare. Bowie si era ritrovato; un hard rock semplice, nessuna nuova invenzione, nessuna reinterpretazione, niente di eclettico, niente di niente; ma forse era proprio questo che voleva.

Questo secondo album, segue la falsariga del primo, ma con risultati peggiori. Che Bowie non era abituato a queste rock band un po più pesanti si era evinto già dal primo album, ma qua si notano maggiormente le lacune che si porta dietro il Duca Bianco. Per esempio una trascinantissima "Heaven's in Here", presente nel primo album dei Tin Machine, con riff affascinanti e il trasporto nella voce di bowie viene sostituita nel secondo album da una più scialba "Baby Universal" dove si cerca di dare un accento un pò piu melodico, abbandonando quel piacevole rock roboante che caratterizzava la prima canzone.

Anzi sembra che Bowie sta cercando di tornare il vecchio sfornatore di pop hit che aveva caratterizzato il pre Tin Machine: la ballad "Amlapura" che sembra ritornare ad "Ashes To Ashes", e una "Betty Wrong" che sembra ricalcare le atmosfere di "China Girl". Canzoni non brutte ma che fanno capire che bowie abbia voglia di chiudere questo esperimento hard rock, e tornare quello che era prima, senza però voler cancellare quello che di buono abbia imparato da questa esperienza. Le belle canzoni ci sono e oltre alla sopracitata "Baby Universal", degne di nota sono "You Can't Talk" bel pezzo rock dell'album dove Bowie ci regala anche qualche assaggio rap, la dolce "Shopping For Girl" all'interno della quale Bowie incita il pubblico ad alzare il volume alle canzoni di Micheal Jackson, e la discreta "One Shot". Il resto merita di rimanere nel dimenticatoio, dove purtroppo il gruppo è già finito da tempo, nonostante la presenza del mitico Bowie, e nonostante sprazzi di grande musica.

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