Questa storia comincia dalla fine.

Dalla faccia di un paramedico arrivato troppo tardi: Billy Tipton sta tirando le cuoia, tra le braccia di suo figlio William, in una lurida roulotte giù in quel buco chiamato Spokane.

Il paramedico non si guarda intorno, non vede i resti di una vita – che, pure, non è stata una vita da poco – ammonticchiati in quel pezzo di ferraglia con le ruote che Billy chiamava “casa”.

Una vita di musica e di matrimoni sbagliati: le foto dei suoi tre figli, i suoi strumenti musicali, un anello di brillanti, i suoi dischi.

E nessun documento.

No, quel paramedico vede qualcos’altro. E quasi gli viene un colpo.

Billy Tipton non è Billy Tipton!

Ma – in realtà – quel dottorucolo mica lo sa quello che ha visto veramente! Per capirlo avrebbe dovuto leggere il “Simposio” di Platone, ed io dubito che l’avesse fatto.

Se lo avesse letto, avrebbe saputo che c’è stato un tempo in cui gli uomini avevano quattro braccia e quattro gambe, e due facce su di una sola testa. Erano tutti doppi: uomini-uomini, donne-donne e poi c’erano gli androgini.

Gli ἀνδρόγυνος erano i più perfetti, erano formati da una parte maschile ed una femminile, ed erano tondi (perché la donna è figlia della luna), ed erano potenti.

Erano così potenti che decisero di dare l’assalto al Cielo.

E gli Dei ebbero paura.

Così Zeus decise di tagliarli a metà. Uno per uno.

Dorothy Lucille Tipton, la sua scalata al Cielo la cominciò – ancora adolescente – negli anni trenta.

Furono la musica jazz ascoltata nei locali di Oklahoma City e le gambe lunghe di Non Earl, che aveva già trent’anni e faceva la ballerina, a portarla via da Kansas City e da sua zia (a cui era stata affidata dopo il divorzio dei suoi genitori, quando aveva solo 4 anni) che sognava per lei un futuro da pianista classica.

Invece Dorothy aveva scoperto il sax e la musica dei neri (e le gambe di Non), ma aveva anche scoperto che una come lei non la vuole nessuno.

Sono gli anni della Grande Depressione, figuriamoci se qualcuno è disposto a rischiare scritturando una sassofonista donna!

Così Dorothy diventa Billy.

Si stringe il seno dentro fasce elastiche, si taglia i capelli cortissimi, si gonfia le mutande, si mette un abito da uomo e tutti ci cascano.

Ci cascano gli impresari che lo scritturano, il pubblico che lo viene ad ascoltare giù al Cotton Club nel Missouri dove si trasferisce; ci cascano Bill Pierson e Lou Raines con cui forma un terzetto nel 1950 e ci casca anche Ron Kilde che si aggiunge al gruppo quattro anni dopo.

Ma ci casca anche la piccola June che ha solo diciotto anni quando si innamora di lui e pure Betty Cox, che invece proprio se lo sposa e se ne va con lui a Portland.

Betty non trova strano che Billy non si spogli davanti a lei, accetta pure di non poterci fare all’amore: Billy le ha raccontato di aver avuto un grave incidente ai genitali quand’era ragazzo e che, per quello stesso incidente, è costretto a portare quelle fasce sul petto.

Il quartetto, intanto, va bene. Arrivano scritture, concerti ed anche un contratto discografico. Nel frattempo Betty se ne è andata, perché Billy è sempre in giro a suonare e lei si è stancata di quella vita randagia. Ma poco importa: Billy incide due dischi, "Sweet Georgia Brown" nel ’55, e "Billy Tipton plays Hi-Fi on the Piano” nel ’56.

I tempi sono maturi per il grande salto, il treno del successo sta per passare dalla stazione di Billy.

E’ il 1958, il gruppo di Billy è l’attrazione dell’Allen's Tin Pan Alley, quando gli viene offerto un contratto per una serie di prestigiosi concerti giù a Reno, insieme ad una star del calibro di Liberace.

Ma Billy rifiuta.

E’ dura dare l’assalto al Cielo. Il prezzo da pagare è una vita di menzogne e di paura. Se lo scoprono lo verranno a prendere e separeranno Dorothy da Billy. Gli dei non ci sono più ma quegli esseri perfetti fanno ancora paura e scandalo.

Perché c’è gente che al Cielo non potrà arrivarci mai.

Però questo i ragazzi della band non lo sanno, e allora si incazzano e mollano B.

Poco male: Billy continua a suonare da solo in piccoli locali. Si mette a fare anche l’agente di spettacolo. Poi incontra Kitty Oakes, la “Venere irlandese”, che si è scocciata di fare la spogliarellista e vuole diventare una vera signora.

E’ il 1962, Billy e Kitty si sposano e se ne vanno a Spokane, comprano casa ed adottano pure tre figli.

I Tipton sono una vera famiglia americana: Billy è un cittadino e un padre esemplare, si impegna attivamente nell'educazione dei figli e nella vita pubblica della sua comunità. Sono gente rispettabile, i Tipton.

Dura vent’anni, poi arriva l’artrite e Billy non può più suonare. Billy non si può neanche curare: ha paura ad andare dai medici, e pure i suoi documenti falsi potrebbero venire scoperti. E’ la fine, lenta ed inesorabile, Billy non può più lavorare, i debiti si mangiano la casa, Kitty se ne va e Billy finisce in quella roulotte dove lo abbiamo incontrato, ormai settantaquattrenne, tra le braccia di suo figlio William, negli spasmi di un’ulcera non curata, sotto lo sguardo esterrefatto di quel paramedico.

Chi era Billy/Dorothy Tipton?

Quando lo scandalo scoppia le reazioni sono le più varie: chi giura di averlo sempre saputo, chi casca dalle nuvole, chi s’incazza, chi cerca di lucrarci, chi lo difende come la dolce Betty, chi non ne vuole sapere.

Persino le sue ceneri verranno divise in due parti.

“Billy era un bravo padre” diranno i suoi figli.

Billy era un musicista jazz.

Chi era Billy/Dorothy Tipton?

Dubito che la risposta a questa domanda sia nei solchi di questo "Billy Tipton plays Hi-Fi on the Piano”, né nel precedente "Sweet Georgia Brown". Ma, forse, vale la pena di ascoltarli anche solo perché – adesso – quelle musiche assumono contorni più strani. Ed anche perché una storia così poteva accadere solo nel Mondo della Musica dove realtà e Mito ancora si intrecciano.

Io non so chi era Billy/Dorothy ma so cosa non era: non era un freak, una stranezza bislacca, né un transgender, né una lesbica o qualunque altra cosa vi venga in mente.

Era uno degli ultimi sopravvissuti di una razza mitica, antica e tanto potente da pensare di dare l’assalto al Cielo.

Ed era un/una musicista di Jazz.

Però, forse, vale la pena – a questo punto – farsi un’altra domanda: a chi fa (ancora) paura Billy/Dorothy Tipton?

Perché Billy/Dorothy ha dovuto scappare per tutta la vita, ed un motivo doveva pur esserci. A chi fanno paura gli ἀνδρόγυνος, questi esseri perfetti, prediletti da Eros, il più antico degli dei? Chi vuol fargli pagare la loro insània di dare l’assalto al Cielo?

Una risposta a questa domanda potreste trovarla in un librettino di pochi anni fa tradotto in Italia dai tipi della Rubettino (Dale O’Leary “La guerra del gender”). Se troverete il tempo (e lo stomaco) per dargli una lettura troverete stupende “perle” di raffinata sottigliezza intellettuale. Vi verrà spiegato che esiste una “sinistra sessuale” coordinata da movimenti femministi radicali di ispirazione marxista, organizzazioni abortiste e gruppi che spingono per il controllo demografico. Che si sono gruppi (pericolosissimi!) che portano avanti una aggressione alla vita e alla famiglia condotta in nome di pseudo-teorie scientifiche, per promuovere gli interessi di lobby che agiscono spregiudicatamente con la compiacenza di media e intellettuali.

C’è gente che al Cielo non potrà arrivarci mai ed odia e teme quegli esseri che quel Cielo vogliono assaltare.

(-Dottoressa O’Leary, perché è tanto importante la questione del “genere”? Perché tanta enfasi negativa sul fatto che il termine “genere” rimpiazzi la parola “sesso”?

-Perché è la chiave intorno a cui, da vent’anni, gira tutto il tentativo di buttare all’aria l’ordine naturale del mondo, senza darlo a vedere. Adottare una prospettiva di genere, spiega un documento dell’Instraw, un istituto che fa parte dell’Onu, significa «distinguere tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e rinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale». In parole povere, rifiutare l’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie.)

Esatto, tesoro, e speriamo che avvenga il più presto possibile!

 

Per @odradek

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