Se volete ascoltare musica che sia un incrocio bastardo tra il nero disastro industriale di quelle merde degli Shining e la caduta in un pozzo senza fondo su cui poetavano i Saint Vitus, se volete che i vostri timpani diventino due rancide fette di Rovagnati granbiscotto, non andate più lontano dei Toadliquor.
I Toadliquor, un collettivo di deviati che nel'93 partorì con parto podalico quel leviatano pachidermico che è Feel my Hate-The Power is the Weight-R.I.P. Cain. Un album che potrebbe essere la colonna sonora di un omicidio, di un uomo torturato con la tortura della ruota, di un rapporto sadomaso col letto che gronda sangue. Sludge bestiale, talmente parossistico da sconfinare nel Drone; distorsioni inverosimili, roba da squartarsi le vene, un concentrato di tutto quello che questo soave genere propone: odio, ostilità, rabbia feroce, depressione, gore, misantropia, un assalto sonoro che trasgredisce qualunque limite. I brani sono delle lente colate di pece, un'impenetrabile trama di chitarre mastodontiche su cui Rex sguinzaglia la sua voce delirante, da big baby allucinato, il rantolo di un senzatetto morente. A volte non si trova neanche una vera e propria struttura-canzone, ma poco importa, ciò che conta è nutrire a forza chi ascolta con questa spugna che trasuda rabbia e merda da tutti i pori. Memorabile il riff-acme di Gnaw, raro momento catchy dell'album, notevole l'esplosione schizofrenica di Charred, per un album che spesso sfrutta lo schema tensione-climax-rilascio. E come non parlare del sample parlato all'inizio di Nails: I want to hear you scream... Non siamo ai livelli inarrivabili dei Meth Drinker, ma poco ci manca...
E se non doveste averne abbastanza, questi degenerati sono tornati quest'anno con Back in the Hole... di nuovo nel buco, è proprio il caso di dirlo... RIP CAIN...
Alla prossima.
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