Poche chiacchiere, “Cell” rientra perfettamente nella categoria dello Zombie Movie più classico e nel corso dell'analisi lo tratterò come tale. Il protagonista, lontano dalla famiglia, si ritrova nel bel mezzo di uno scoppio “virale/tecnologico” in cui l’essere umano è trasformato in un assassino privo di coscienza; trova compagni di sopravvivenza, che man mano aumentano e diminuiscono durante la narrazione verso il raggiungimento di un oasi sicura, che in realtà non si rivela tale. Soggetto che ricorre come un topos nelle trame dello zombie movie. E seppur banale e ritrito questa classicità è uno dei pochi punti positivi della pellicola: l’atmosfera che si viene a creare nel clima pre e post apocalittico è sempre tangibile, in grado di immergerti completamente nel contesto della narrazione e soprattutto farti entrare in conflitto con le decisioni e le scelte prese dai personaggi. Personaggi che come in ogni “film zombesco” che si rispetti sono tagliati con l’accetta, anche se elevati da Cusack e Jackson, secondo punto positivo del film. Citazioni tarantiniane casuali a parte, il film, oltre a essere caratterizzato inevitabilmente dal quel tipo di atmosfera, non vive di riferimenti al passato cinematografico e questo potrebbe costituire un rischio. Non è un film romeriano a partire dalla concezione di “zombie”: queste creature le si può collocare nella categoria degli “infetti”, quindi non decedute. Il virus che le contagia viene trasmesso dai cellulari, ma da chi è stato creato e che natura abbia non è dato a sapersi. Questo “impulso” rende le creature interconnesse tra loro rendendole uno sciame, un organismo unico controllato a distanza da un capobranco, che viene nominato il “presidente di internet”. Ed è qui che, secondo me, emerge un' enorme voragine nella sceneggiatura: Cusack è uno scrittore e disegnatore di graphic novel e in maniera non poco chiara, egli avrebbe previsto e rappresentato gli avvenimenti apocalittici, concretizzando un sogno che diventerà comune a tutti i personaggi. Il film ci spinge perciò verso un’univoca direzione: Cusack è la chiave, una sorta di eletto al quale tutti gli eventi sono destinati a intrecciarsi. Ipotesi vagliata anche dal fatto che i “telepazzi” utilizzino spesso la voce del figlio del protagonista. Questa presa di posizione della narrazione però è completamente priva di sbocchi nel film perché non ci viene detto alcun che né del virus, né del fumetto/profezia e né del legame tra il corso degli eventi e il protagonista. Temi che restano in uno stato troppo superficiale che vengono resi completamente vani da un finale che fa emergere la paura del regista a prendere una decisione concreta, quasi parandosi le terga da eventuali critiche.

Ecco, la regia… un completo disastro. Ce lo si doveva aspettare in realtà da un regista che viene dalla direzione di Paranormal Activity, in cui non esiste una regia. Ogni scena d’azione è incomprensibile, la cinepresa è lasciata a sé stessa, in parallelo con un montaggio esageratamente serrato in cui non si riesce a dedurre lo spazio e il tempo dove avviene un evento. Sarebbe bastata un po’ di steady cam e almeno la metà delle inquadrature sarebbero state più efficaci. La regia si stabilizza nelle sequenze di quiete e di dialogo, ma rimane costante e fastidiosa la sensazione di una messa in scena che deriva dal POV e da il genere che va tanto di moda negli ultimi anni, il Mockumentary. Una regia che probabilmente ha affossato un soggetto e una sceneggiatura che sulla carta avevano un enorme potenziale, in cui alla base si trova Stephen King. Eppure questo modo di narrare non sembra derivante da un autore di questo calibro: la tensione è veramente scarsa, peggiorata ulteriormente da pesanti cadute di tono in qualche scena.

Ultimo punto che mi ha fatto tirare almeno un sospiro di sollievo è l’intento sociale, che fortunatamente non è presente. Mi aspettavo una filosofia o una morale spicciola sull’utilizzo dei cellulari o su quanto la tecnologia ci abbia reso “zombie”, ma per fortuna il film non tocca questo fondo, eliminando questa componente.

Concludendo, il film è mediocre, assolutamente dimenticabile, ma che gli amanti del genere sicuramente apprezzeranno, anche perché è impossibile non amare quell’atmosfera che crea qualunque Zombie Movie. Tranne per quello di Snyder, lui lo dovrebbero arrestare.

Ormai ci troviamo in una sorta di Risorgimento cinematografico per quanto riguardo lo zombie e con quell'orrido World War Z il genere è diventato anche un blockbuster dai budget stratosferici. Questo è quello che mi chiedo: tornerà l'autorialità e la valenza sociale e politica come nei capolavori di Romero?

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