L'OSPITE INATTESO (THE VISITOR)

Un cinema appagante che durante il sonno mi è addirittura tornato alla mente tanto mi ha colpito favorevolmente. In sala ci saranno state dieci/quindici persone. Niente di strano in quanto è un film oggettivamente lento, riflessivo e per certi versi pesante e difficile, specie se messo a confronto con i libidinosi temi trattati dal vicino e quasi sold out “Torno a vivere da solo“. Il regista (Tom McCarty), per me uno sconosciuto, dimostra di avere grande talento nel saper raccontare una storia intensa, odierna e drammatica con gradevolissimi intermezzi ilari che comunque non rovinano il preponderante sapore AGRO-dolce che ci accompagnerà quando, una volta terminati i titoli di coda, dalla sedia ci alzeremo.

Walter e Tarek non hanno nulla in comune o quasi. Il primo è un arido e glaciale professore universitario assolutamente sfinito dal suo lavoro che, prossimo alla pensione, odia e disprezza propinando agli studenti corsi obsoleti e vuoti. Va avanti per routine. Tarek è un giovane vulcano, una persona estroversa, simpatica e brillante proveniente dalla Siria ed innamorato di una bella e timorosa ragazza africana. Walter (Jenkins) è cittadino americano benestante, Tarek (Hazz Sleiman) un clandestino che non naviga nell’oro ma, a differenza del professor Vale, è felice. Questi ovviamente per una circostanza che non ci interessa diventa l’ospite inatteso e sconvolge la vita dell’anziano docente. E’ come acqua per una pianta che sembrava morta, ma che in realtà aveva solo bisogno di essere annaffiata. Walter è una spugna e si nutre, affamatissimo, di un’amicizia difficile anche solo da immaginare che al ritmo di "tamburo" cresce e si rafforza giorno dopo giorno e riesce perfino a cambiare il modo di vedere il mondo del professore e di rapportarsi con la gente. A tal proposito risulta essere emblematica e intensa la scena nella quale i protagonisti guardano la Statua della libertà.

Per un’amicizia del genere Walter è disposto a fare di tutto. E quando le cose si complicano, si guastano, il professore freddo e glaciale dell’inizio che avrebbe girato le spalle è scomparso. Emerge al suo posto una persona nuova che tenta in tutti i modi di aiutare l’amico in difficoltà ed ha il coraggio di ribellarsi ad alta voce ad un sistema ingiusto: una cosa per lui inconcepibile fino a pochi giorni addietro. Non importa il finale (che non vi svelo); quello che il regista vuole dire con forza è che lo straniero non è solo un fattore da sfruttare, osteggiare, sopportare, ma può in qualche caso anche arricchirci e renderci migliori. Questo è il caso di Walter e Tarek.

Cinema di livello, con pochi scavatissimi personaggi (interpretazioni vertiginose di Jenkins e Hiam Abbass) e ambientazioni, che vi consiglio caldamente di andare a vedere e che spero di non avervi rovinato con questa volutamente scarna recensione. Vale un paio di birre, fidatevi.

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