C'è una cosa che tutti noi sperimentiamo nella nostra vita (almeno dovremmo, si spera) : la crescita. Crescere vuole anche dire anagraficamente parlando invecchiare. Invecchiando tutti noi impariamo un pochettino di più sulla vita, giorno dopo giorno diventiamo tutti un pò più esperienzati. Ed è normale e giusto che ognuno quando lo riterrà più opportuno faccia un bilancio della propria esistenza. Tom Petty nasce nel 1950. Oggi ha 55 anni e nel 2002 anno di uscita dell'ultimo lavoro in studio "The Last DJ" aveva già superato il mezzo secolo "on the road". . . . e come tutti i musicisti ci dice quello che pensa attraverso la sua musica.
Il primo pensiero che ho avuto dopo l'ascolto di questo album è stato: malinconia e tristezza conditi da una discreta dose di rabbia. Infatti si parte subito con "The Last DJ" che suona come uno sfogo polemico contro il sistema, il mainstream che comanda e detta le regole della musica. Tom canta di quest'ultimo Dj, come l'ultimo paladino, l'ultima "Human Voice" che dice le cose come stanno e non si abbassa alle leggi del mercato, dello showbusiness dicendo le cose che vuole e suonando le cose che vuole. Concetto ribadito dalla ottima seguente "Money Becomes King" titolo già molto esplicativo, qui con un testo stile favoletta molto piacevole ci racconta la storia di Johnny che si diverte un mondo a cantare e suonare e lo fa solo perchè ci crede, fino a quando "manipolato" diventa un prodotto senza anima e cuore. Si continua con la delicata ed emozionante "Dreamville" che inizia con una stupenda melodia di pianoforte che dà i brividi per intensità e armonia, arrichita da arrangiamenti quasi sinfonici ma allo stesso tempo cupi. Tom canta dell'innocenza che non ce più in quel suo mondo che oggi non ritrova più. Il discorso contro il Musicbiz continua con "Joe" che candidamente dice alla starlette del momento "tu devi diventare famosa ed io devo fare soldi", più chiaro di cosi'??
"When A Kid Goes Bad" analizza il dolore di un padre e una madre che vedono i loro figli vittime di una società che rende l'inserimento all'interno di essa sempre più difficile se non si risponde a certi canoni. Ci dice questo con un Rock dall'arpeggio elettrico e dall'incedere martellante condito da armonici che pongono gli accenti sul cantato. Degno di nota a mio parere il brevissimo solo che sembra hendrixiano. "Lost Children" inizia con un riff in pieno stile 70s e si trasforma in una ballata acida, qui il testo è una preghiera per tutti i ragazzi in qualsiasi modo persi, con la speranza che possano ritrovare la propria strada. Fortunatamente la tristezza che finora è stata protagonista dell'album lascia spazio alla melodia e alle ritmiche più solari Rock e Folk. Ci sono pezzi più "leggeri" come "You And Me" impreziosita dall' ottimo dialogo tra la "pennata" acustica ed il pregevolissimo lavoro tastieristico. La bellissima "The Man Who Loves Women" ballata folk-blues-rock dal ritmo coinvolgente inizia con il suono di un Banjo che si fà sempre più alto fino a quando lascia spazio alla chitarra. Le seguenti due canzoni hanno il classico suono della Rickenbacker di Tom Petty, un marchio di fabbrica.
Ottimo disco che si attesta sui livelli di "Wildflowers" con un pregio in più rappresentato dai testi, veritieri, pungenti, polemici ed arrabbiati. Se stimate Tom Petty questo disco è decisamene consigliato in quanto alterna momenti facili a momenti più introspettivi. Il rocker invecchia ma come il vino invecchia bene.
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