Cosa dire di Tom Waits... ho letto molte recensioni e commenti a riguardo del nostro, ma credo che quello che è riuscito a cavarmi letteralmente le parole di bocca sia stato un certo "Vinicio Capossela" (che voi naturalmente conoscerete fin troppo bene) nella prefazione che ha scritto per il libro "Wild Years la vita e il mito di Tom Waits" che voglio citare testualmente perché credo che rendano meglio di qualunque altro il concetto...

"Il problema con Tom Waits è che la sua musica non si accontenta di starsene in quell'anello di Saturno che le compete, quel pulviscolo inconsistente che sta intorno al corpo di piombo di Giove, della magagna terrena!
No, non vuole lasciarti in pace. Vuole scendere a terra, nella vita, e dargli addosso, vuole prenderne parte. Vuole qualcosa in cambio. Non è sufficente ascoltarla, quella sua musica, godersela, portarsela a spasso, farsi con lei una sveltina nello stereo della macchina... no, no, quella si invena nella vita, e ti vuole fare vivere a modo suo, fino a trovarsi davvero su quei camion, dentro quei motel.
Le sue canzoni sono il cavallo di Troia con cui entra nella tua vita e si impadronisce della tua persona!
Non si accontenta di farti da sottofondo, da colonna sonora dei fatti tuoi. No! Sei tu che se non stai attento diventi la colonna umana della sua musica!
Tom Waits è come la Bibbia. Non ti intrattiene, ti convince.
Diventi un credente. E poi ti ci vuole l'esorcista!
Magari gli piacerebbe fare la parte del ladrone, ma si fa ascoltare come il messia.
Qui non siamo più nel mondo dello spettacolo, qui siamo vicini ai riti voodoo, alle credenze popolari. Ti mette il malocchio addosso, e te lo mette per levarselo lui, che così può rimanersene a casa in pace a occuparsi degli affari suoi!
A pensarci bene è la tipica persona che ha capito la rogna che ha addosso, e se non la passa agli altri è fregato.
È come per i vampiri, una volta che sei morsicato non si torna indietro, puoi solo mordere qualcun altro. Ti sembra che ti guarisca e invece ti sta attaccando la sua malattia.
Ti appelli a lui. Ti senti solo? Ascolti le sue canzoni e poi lo diventi davvero.
Dicevano gli antichi: "Per ascoltare i grandi, bisogna avere animo da grandi, per non finire col vedere in loro i nostri stessi piccoli confini". Però qui bisogna averci anche la pelle dura. La muta da sub. C'è la rogna di mezzo! quelli si grattano e te la buttano addosso.
Non è più questione di intrattenimento. C'è di mezzo l'infatuazione, caro Albert. Anzi, già che ci siamo forse dovresti cambiare sottotitolo al libro e metterci l'accento giusto.
"La musica è il mito di Tom Waits!"."

Detto questo se ancora non avete cambiato recensione visto il "breve" commento doveroso su Tom e la sua musica riportato quì sopra, non mi resta che spendere altre due parole sul disco in questione.
Penso che "Small Change" sia uno dei migliori se non il migliore dei dischi usciti all'inizio di carriera del nostro. I pezzi sono di indubbia qualità e la voce inizia finalmente ad assumere il caratteristico inconfondibile marchio di fabbrica del nostro vecchio cagnaccio di strada. Pezzi come "Invitation To The Blues" ti lasciano qualcosa dentro che non si può spiegare a parole... e così anche " I Wish I Was In New Orleans" e "Tom Traubert's Blues".
Poi c'è spazio anche per canzoni più ritmate come "Step Right Up" o "Pasties And A G-String" e la folle ballata di "The Piano As Been Drinking (Not Me)" e così via.
Credo che questo sia un gran disco che consiglio a tutti di ascoltare almeno una volta nella vita... poi è come la fede... ti tocca l'anima oppure no.

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