American History X di Tony Kaye è un film che fa male, un film duro, violento, crudo. Cattivo. Come il suo protagonista, Derek (interpretato da uno straordinario Edward Norton). Un film sul razzismo, sull'odio verso chi non è bianco, chi non è ariano, chi è inferiore. American History X è un film che ha nella sua stessa essenza l'essere attuale, perchè l'odio è un tema universale e imperituro.

American History X è un film di redenzione e Derek è un moderno Paolo di Tarso, che sulla via per Damasco ha visto il Signore e si è convertito. Infatti, proprio come Paolo nutriva odio e perseguitava i Cristiani, così Derek agisce mosso da un puro odio razziale verso gli "sporchi negri", i "musi gialli" o gli ispanici, tutte razze che lui e i suoi amici vedono come parassiti, esseri inferiori che rovinano l'America, terra che appartiene ai bianchi di diritto.

Derek: Il nostro paese sta diventando il paradiso di tutti i criminali. Gli americani onesti e lavoratori come lo era mio padre vengono ammazzati dai parassiti della società.

Reporter: Parassiti?

Derek: Neri, portoricani, gialli, chiunque.

Derek chiama tutte queste razze "criminali" senza pensare che lui stesso, di lì a poco, sarebbe diventato un criminale. Un criminale della peggior specie: un criminale mosso da ideologie razziste, che effettua violenza in maniera sistematica, con un'organizzazione precisa ed un gruppo di seguaci, che poi arriveranno addirittura a venerarlo come una divinità una volta finito in prigione. Un criminale che non si può fermare, perchè è seguito da una schiera di persone che ormai hanno fatto proprie le sue idee e sono pronti ad emularlo: si può arrestare uno skinhead ma non si può fermare l'intero movimento.

Il lavoro di regia e montaggio effettuato da Kaye è di ottima fattura e, in più di un'occasione, a mio modo di vedere, strizza l'occhio al film che ha insegnato al mondo come trasporre su pellicola la violenza: Arancia Meccanica del maestro Stanley Kubrick. Il cinismo degli skinhead e di Derek è lo stesso dei Drughi e di Alex DeLarge; l'uso del rallenty è in tutto e per tutto debitore alla scena della rissa tra i Drughi e la banda di Billy Boy, all'inizio del succitato capolavoro del 1971. E lo sguardo folle, ricolmo di furia e odio di Edward Norton è simile a quello dell'indimenticabile Malcolm McDowell: il sorriso di Derek quando viene arrestato dalla polizia dopo aver ucciso due persone di colore coinvolte nel furto della sua auto, il sorriso di una mente deviata, è paragonabile a quello di Alex su cui si apre Arancia Meccanica, un sorriso malefico, malvagio, completamente malato. E come Alex, anche Derek, come già accennato, finisce in carcere. E proprio come il protagonista del capolavoro kubrickiano, anche lui ha una sorta di conversione, anche se di natura diversa: Alex finge di essere una "brava" persona solo per venire selezionato per partecipare alla Cura Ludovico, che gli avrebbe concesso la libertà, e, grazie all'esperienza shockante della cura, guarisce; e anche Derek "guarisce", cambia grazie all'esperienza shockante provata in galera, dove viene sodomizzato da un gruppo di skinhead come lui che fanno affari con i portoricani e a cui manca di rispetto e dove il dottor Sweeney, il preside della scuola frequentata da Danny (Edward Furlong), il fratello di Derek che sta ripercorrendo le sue orme, gli pone una domanda semplicissima ma che cambierà la sua vita:

Tutto quello che hai fatto, ti ha reso la vita migliore?

E non è un caso che sia proprio Sweeney, un uomo di colore, a porgli questa domanda, perchè in galera la persona con cui Derek ha legato di più, per non dire l'unica persona con cui ha legato, è Lamont, un giovane ragazzo nero con cui lavora. La prima volta che Derek e Lamont si incontrano, lo sguardo di Norton è ricolmo di odio e disgusto, con qualche punta di paura, ma più i due passano il tempo assieme, più il suo sguardo si addolcisce, diventa amichevole e addirittura insieme ridono e scherzano parlando delle fidanzate.

Uscito di prigione, Derek è redento, convertito, non è più il Paolo che perseguita i Cristiani, ma quello ha visto la luce abbacinante di Dio, è Paolo l'apostolo. Derek si tira fuori dal gruppo degli skinhead e cerca in tutti i modi di convincere il fratello e la fidanzata a fare lo stesso: all'inizio Danny gli urla contro "Ti odio!", ma poi, dopo aver ascoltato la sua esperienza della prigione, cambia anche lui; la fidanzata, invece, durante una festa degli skinhead, invita un amico di Danny e di Derek a sparargli in faccia, dopo che qualche minuto prima aveva detto a Derek che per lui era disposta a tutto. Lei è la dimostrazione che l'odio può essere più forte dell'amore.

La fotografia che Kaye ha deciso di usare, il colore per le scene ambientate nel presente e il bianco e nero per quelle ambientate nel passato, è azzeccatissima e di forte valore simbolico: infatti, quelle in bianco e nero sono le sequenze in cui Derek vive solo con un'emozione, l'odio, che non gli permette di vedere il mondo per come è, ricco di colori diversi: lui vede solo i bianchi e i non-bianchi (le sfumature di grigio). Le differenze, grazie al bianco e nero, si accentuano e svaniscono quando Kaye decide di usare il colore: finalmente Derek vede il colore della pelle delle altre persone non come opposto e nemico del bianco, come avveniva nelle sequenze girate in b/n, ma come colori a sè stanti, che non fanno altro che arricchire la tavolozza di diversità che è l'umanità. Questo cambiamento di visione è evidenziato anche da come osserva o mostra la svastica che ha tatuata sul cuore. Prima della sua conversione, se così possiamo chiamarla, la sbandierava davanti ai "parassiti" con orgoglio:

Vedi questa? Significa "non ti vogliamo"!

Ora invece se ne vergogna e, uscito dalla doccia, dopo esser riuscito a "convertire" Danny, si guarda allo specchio, osservando con uno sguardo triste e pieno di vergogna quel simbolo che Hitler rese nefasto e, portandosi una mano sul petto, sembra quasi che voglia strapparla, come aveva fatto in precedenza insieme a suo fratello con i vari poster appesi nella loro camera raffiguranti Hitler e i vari simboli nazisti.

E ormai non c'è più nulla che possa far tornare a Derek la voglia di rivedere il mondo in bianco e nero. Neanche la...

La mia conclusione è che l'odio è una palla al piede: la vita è troppo breve er passarla sempre arrabbiati. Non ne vale la pena. [...] "Non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. Anche se la passione può averci fatto vacillare, non deve rompere i profondi legami del nostro affetto.

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