Finalmente un po' di tempo per raccontare l'ultimo concerto di Tori Amos in quel di Milano il 31 maggio scorso. Avevo già sentito Tori nel tour di "Scarlet's Walk" ma il penultimo cd "Beekeeper" mi aveva deluso e neanche l'ultimo "American Doll Posse" mi entusiasma nella sua logorroica interezza anche se dopo il concerto e svariati ascolti lo trovo più interessante!
Ad aprire la data milanese c'era una band acustica americana (?) molto valida ma che non conosco, hanno coinvolto il pubblico suonando chitarra, violino, contrabbasso e percussioni!
Tori si è esibita col suo amatissimo pianoforte da un lato e per i brani iniziali con una tastiera Yamaha dall'altro poi sostituita da un "organetto" (un wurlitzer?). Alcuni brani li ha suonati da sola mentre gli altri erano arricchiti dai soliti eccellenti uomini della sua band: batterista, bassista e un chitarrista che ha dato una forte impronta rock ai brani nuovi. Giocando con le 5 alter ego che hanno ispirato i brani nuovi Tori inizia lo spettacolo vestita da Pip -la guerriera con parrucca nera, abito rosso e calze in pelle nera! Le canzoni sono suonate in modo eccelso, energico e molto rock: Teenage Hustling, Fat Slut, Body and Soul oltre alla meravigliosa Bliss e alla ipnotica Smokey Joe. C'erano anche dei momenti "ilari" quando si girava e ci dava letteralmente il culo in faccia!
Donna di una bellezza non certo classica ma molto sensuale. Ad un lato del palco assieme alla tata c'era la figlia Natasha scatenatissima nel ballare e cantare! Per il cambio di abito/alter ego è stata suonata una base techno-acid di Professional Widow con incazzatissima chitarra distorta. La ragazza col piano è rientrata con parruccona rossa e abito di pallettes nei panni di Tori medesima e qui la scaletta ha portato il pubblico in delirio cavalcando un repertorio ampio e variegato: Big wheel, l'inedita Sirens, Liquid diamonds, l'eclettica Cornflake girl, God, la struggente inedita Honey e da molti commenti dei presenti l'attesissima e ben ritrovata China. In quest'ultimo classico del suo repertorio Tori ha dimostrato ancora una volta la sua bravura di musicista e di donna dello spettacolo inteso all'americana, l'interpretazione era molto "convincente" e "cinematografica".
Altri brani dei bei tempi andati sono stati rinfrescati e riproposti: Seaside, Putting the Damage on, Spring Haze e la nuova Code Red. In mezzo c'è stata una sorpresa che la rossa pianista ha regalato al suo fedelissimo pubblico: ci stava simpaticamente salutando indicando i vari settori del teatro e ha cominciato a cantare, suonando il pianoforte, un'inedita (?) ringraziandoci perché "nonostante le luci del palco sparate negli occhi ed i momenti bui nella sua vita lei sa che noi ci siamo". Magone.
Prima dei bis un drappello di Amossiani sfegatati e massonici è strisciato furtivamente fin sotto il palco e il malsano gesto ha scatenato la corsa della platea in avanti: chi stava dietro non vedeva più niente se non testine di cazzo italiche e straniere (c'erano parecchi americani). La mandria ha ballato sulle note di Precious Things e General Joy e il secondo bis ha chiuso la festa con l'enigmatica jazzata Space Dog e la perla di tristezza Hey Jupiter nel formato lusso "Dakota remix "+ organo .
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