Ascoltare la musica di Toru Takemitsu è come intraprendere un lungo viaggio verso terre lontane e, una volta ritornati, vedere i luoghi d'origine con occhi diversi. Questo compositore giapponese ci fa mutare prospettiva, e basta sentire anche solo qualche passaggio di questo doppio cd, "Spirit Garden - Orchestral Works", per rendersene conto. Takemitsu (1930-1996) compie una duplice operazione: si appropria del linguaggio della musica occidentale moderna, e dello strumento più sofisticato che quel linguaggio e la sua tradizione hanno prodotto, cioè l'orchestra. Di entrambi dà una lettura rigorosa e personale, e per questo diventa un compositore significativo.

Tutto ciò è ben rappresentato nei due cd usciti per l'etichetta low cost Brilliant Classics, la stessa che ha pubblicato a prezzo shock le integrali di Bach, Mozart e altri. Prodotto di ottima fattura e qualità delle registrazioni (nonostante costi poco, quanto due pacchetti di sigarette...), sono qui raccolti sette brani orchestrali di Toru Takemitsu, dal "Requiem" per archi del 1957 (sua prima affermazione a livello internazionale) fino a "Spirit Garden" per orchestra del 1994.

Due ore di musica, poco meno, che si distinguono per la sottigliezza nel trattamento orchestrale. Quello di Takemitsu è un linguaggio di ammirevole raffinatezza, che esalta le possibilità timbriche dell'orchestra in mille sfumature. Non è possibile in questa sede una descrizione di tutti i brani di questa raccolta, ma va fatto almeno un accenno a due di essi: "November Steps" del 1967 e "Gémeaux" del 1972/1986, accomunati dal fatto che mettono in primo piano due coppie di strumenti solisti: biwa e shakuhachi nel primo caso (sono in pratica un liuto e un flauto di bambù), oboe e trombone nel secondo. Così, strumenti tipici della tradizione giapponese sono messi in opposizione all'orchestra occidentale (in "November Steps"); oppure quest'ultima viene sdoppiata (in "Gémeaux") e le due orchestre gemelle cercano un dialogo con gli strumenti solisti in opposizione tra loro.

Affascinante Takemitsu. In questa musica, forse per la sua estrazione orientale, non ci sono le asprezze in certi casi tipiche delle avanguardie europee; ma si tratta comunque di un linguaggio consapevole e modernissimo, che può dare soddisfazioni a chi vuole provare ad addentrarsi nei territori più suggestivi del suono.

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