La pigrizia, il mio peggior nemico. E' per causa sua che ultimamente rivedo le solite frittate; sono sul viale del tramonto, il fegato mi duole per la cattiva alimentazione. Emozioni perdute per sempre e rigenerazione emotiva che ancora non arriva. Per fortuna che ieri sono riuscito a farmi violenza e infilare nel videoregistratore una vecchia vhs di "Fuori orario", del periodo "Ghezzi-in-camicia" (oggi è invece desincrono uovo bollito alla coque).

Avevo iniziato a vedere questo "Bara no soretsu" qualche anno fa, il giorno dopo averlo registrato ma l'avevo lasciato a metà (sempre per il diabolico ennui che mi tormenta da anni). Ieri ho evitato di rivedere Cuchillo per la terza volta e ho superato il mio stato di necessità di consolazioni e mi sono imbattuto in un'opera meravigliosa.

"Bara no soretsu" (che sembra stia a significare "Processione funebre di rose") è uno dei tre film girati da Toshio Matsumoto (http://www.imdb.com/name/nm0559564/bio) , oggi professore a Kyoto nella facoltà di arte e design. Pellicole che non hanno mai ricevuto le adeguate attenzioni del grosso pubblico; e chi se ne frega? Anzi, grazie a dio, che mica tutti si meritano e hanno la sensibilità di assaporare un film splendido e anticonvenzionale come questo. Stupefacente anche per la cinematografia giapponese.

Con un linguaggio destrutturato, grazie alle influenze della pop art, della nouvelle vague e della camera stylo, Matsumoto racconta la vita di Eddie, un bellissimo giovane travestito, primadonna di un gay bar gestito da una madame invidiosa della bellezza e del successo di Eddie presso il suo uomo. La traccia usata da Matsumoto per il plot è il mito di Edipo; la progressione cronologica della storia è completamente alterata, da rendere gli smottamenti temporali di Tarantino puerili.

Quando pensiamo di assistere ad uno sviluppo lineare siamo nel pieno futuro o in un flashback. Un incubo ricorrente viaggia nella testa di Eddie, una colpa lontana, una premonizione per la tragedia finale. Inframmezzati nel film momenti verità in cui gli attori raccontano le loro impresioni sul lavoro che Matsumoto sta portando avanti e sulla loro reale vita di travestiti, con le loro insoddisfazioni e le loro gioie; scene di parate di protesta, la morte della madame per suicidio trovata vestita da sposa in mezzo alle rose finte, gli hippies cineasti giapponesi, le droghe, immagini subliminali di uno-due fotogrammi, solarizzazioni elettriche di volti e corpi, liti e amplessi a doppia velocità., film nel film, psichedelia e pop art, cinema nel cinema ma con gioia (1969, ricordo), fiori e poesia.

Molti sono gli umori di questo caleidoscopio filmico, immerso in uno splendido bianconero; c'è spazio per la felicità, per il riso, per la disperazione. ma è soprattutto un fortissimo esempio di gioco del cinema, come se ne faceva a quei tempi in cui, come si sente dire durante il film "il mondo stava finendo" e sembrava si potesse capovolgere tutto prima dell'entropia delle anime. Splendide le immagini iniziali, dove Eddie fa l'amore col suo protettore; i corpi sono immersi in una luce opalescente che risalta le silhouettes e il volto di Eddie esprime gioia e piacere carnale con sbalordimento estatico.

Durante la visione mi è balzato in mente il nome di Kubrick, in un paragone che mi sembrava impossibile; "esagero! E' solo per le scene girate con l'effetto Chaplin" simili a quelle di Alex e le devotcke in "Arancia meccanica"

Ho scoperto che questo film era uno dei preferiti di Kubrick...

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