Se è vero che nello slang degli afro americani il vocabolo funk si riferisce all'odore sprigionato dal corpo in stato di eccitazione, i micidiali fiati dei Tower Of Power hanno colto l’essenza di questa energia “primordiale” trasponendola in un mix di funk, soul e jazz, il tutto incastrato in scenari ritmici devastanti.

“Soul Vaccination Live” è solo un compendio dello straordinario idioma funk coniato dal gruppo, accreditato come la migliore brass section dei ’70 e presente in numerose produzioni di successo di Earth, Wind&Fire, Santana, ecc., dove la ricchezza politonale dei fiati sposa un tandem ritmico imprendibile, composto dal grande Francis Rocco Prestia e Dave Garibaldi, evidente tocco italo-americano dell’ensemble.
Infatti se i tre sax (Emilio Castillo, Stephen Kupka, Tom Politzer) e le due trombe (Adolpho Costa, Mike Bogart) sorreggono le caleidoscopiche armonie degli arrangiamenti, la peculiarità ritmica dei ToP è riconducibile, oltre che al formidabile drummer Dave Garibaldi, ad uno dei maestri riconosciuti del basso elettrico, cioè Francis Rocco Prestia, il cui fingerstyle funk ha ispirato generazioni di bassisti da Patitucci a Berlin, fino al grande Jaco Pastorius che ne ha mutuato il cosiddetto “tappeto di sedicesimi”, cioè una sorta di percussione continua delle corde evidenziando precise figure ritmiche.

Le singole composizioni del disco, seppur tutte di pregevole qualità, hanno un’ importanza secondaria nella musica dei Tower Of Power: il fulcro centrale del sound si alimenta di un torrido e costante funky-groove che, prendendo le mosse ovviamente da Mr. Brown si colora di bass-lines incalzanti, riff di chitarra sincopati e larghi spazi strumentali di stampo jazzistico. Nonostante questa premessa, naturalmente in questo live sono presenti gli hits riconosciuti del gruppo: dalla dispnoica “What is Hip?”, condotta dall’implacabile Rocco Prestia, ai vezzi melodici di “You’re still a young man” , che evidenzia anche discrete coralità vocali, o ancora, ai controtempo di “Diggin’on a James Brown”, il tutto, però, sostenuto sempre da un sincero e generoso cuore funky pulsante.

Dunque un ascolto da consigliare a tutti i nostalgici del seventy-sound, appassionati di black music, ma soprattutto, direi, bassisti e batteristi per i quali i Tower Of Power costituiscono autentici maestri di groove, questo misterioso elemento nel quale la musica ritrova la sua ancestralità tribale.

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