Ci sono cd che riescono a fare centro anche senza la minima dose di innovazione o originalità. Ci sono cd che per la loro spontainetà, riescono a coinvolgere e a far scapocciare senza ritegno l'ascoltatore. Il nuovo lavoro dei Toxic Holocaust, "An Overdose Of Death", è uno di questi cd. Mescolando lo speed/black dei Venom coi Motorhead e aggiungendoci una sana dose di thrash corretto quanto basta dall'hardcore di matrice newyorchese, il biondo tuttofare Joel Grind -voce, chitarra e basso- sforna un album grezzo e devastante.

L'album parte subito veloce con "Wild Dogs", pezzo che presenta un buon numero di riff ma che nella seconda parte si perde un po'. "Nuke The Cross" e "Endless Armageddon" invece fanno completamente centro, due assalti musicali fatti di violenza ritmica e vocale; belle le variazioni presenti all'interno dei due brani, che mantengono viva l'attenzione dell'ascoltatore e danno un'identità ben distinta alle canzoni.

"Future Shock" rallenta un po' il ritmo, addentrandosi nei territori musicali propri dei Motorhead e mostrando un bel lead di chitarra nella parte centrale, ma ci pensa la successiva "War Game" a far alzare di nuovo i bpm. "In The Name Of Science" viaggia ai soliti ritmi vertiginosi regalando un po' di sollievo nella parte finale, così come "War Is Hell", velocissima e distruttiva dove sbuca un lead di chitarra davvero memorabile che fa di questo pezzo un highlight dell'intero platter.

Ma per ascoltare veramente il meglio dei Toxic Holocaust bisogna arrivare al trio finale. "Feedback, Blood And Distorsion" mescola bene riff a là Motorhead con parti più serrate; un pezzo estremamente orecchiabile che regala ottimi momenti, come la progressione di accordi che segue il chorus. Siamo quindi a "Death From Above" -nulla a che fare con il pezzo degli Anthrax per chi se lo stesse chiedendo-, che presenta un ritornello e un bridge devastante, e nella quale si riesce quasi a distinguere un assolo. Chiude il cd il brano più lungo -si fa per dire, 4 minuti e 51 secondi-, "City Of A Million Grave" che ha un riff portante davvero straordinario, oltre al solito ritornello che vi si stamperà in testa al primo ascolto.

Prima di tirare le somme, volevo porre l'accento sulla produzione che, per necessità o per scelta (non mi è dato sapere), costruisce un sound abbastanzo marcio che si sposa alla perfezione con le tematiche dell'album -guerra, odio verso la religione, morte, etc...- e mette in evidenza il growl sporco e rabbioso di Joel Grind.

In conclusione, al di là di qualche pezzo anonimo, questo è un cd degno di ascolto, 36 minuti di violenza sonora che vi porterà all'headbanging più sfrenato e vi farà rivivere l'epoca d'oro del thrash, quegli anni 80 che oggi paiono così lontani.

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