Così su due piedi, se dovessi dare un consiglio a freddo ai triestini Trabant, direi loro che il titolo di quest’album, "Music 4 losers", strizza troppo l’occhio a quel giro in cui essere indie-sfigato fa così figo. Ragazzi, non ne avete bisogno.

 

Una via di mezzo fra lo sfacciato nu-rave e qualcosa di più tradizionalmente discotecaro allo stesso tempo, li affiancherei subito agli iberici Delorean, anche se il DNA italico fa sempre il suo lavoro creando parti che risultano melodiche e catchy, non si va mai a sconfinare in qualcosa di cacofonico o psichedelico o genuinamente folle, gli italiani si trattengono sempre da questo punto di vista. Non li definirei nemmeno freschi, perché i suoni del synth non lo sono affatto, anzi sono onnipresenti e pedanti, ma se non fosse per loro verrebbe meno lo stesso essere della band, che fa musica con impronta ipnotica ed orientata all’ultra-dance (Waste of time ne è l’esempio migliore). Se i Disco Drive potrebbero essere definiti frizzanti come uno spumantino leggero, i Trabant sono il San Giovese che ti inciucca al pranzo domenicale: è evidente che sei stordito, ti senti l’acido in gola che ci mischia col sapore dell’arrosto, non ti gusti a fondo le portate, ma va bene così, perché ti stai godendo un po’ di più i tuoi pensieri e subendo un po’ meno il ciarlare dei parenti. Perché la musica dei Trabant ti assorbe, è proprio così.

 

Per i miei gusti, forse un punto dolente nel metodo di scrittura di questa band si trova nel fatto che la struttura e le dinamiche delle canzoni sono completamente sacrificate al beat incalzante, per cui ogni brano finisce come è iniziato e non aspettatevi variazioni o digressioni o arrangiamenti particolarmente curati (anzi l’impressione che mi hanno dato è di essere molto basic in questo, ma attenzione, il basic può diventare facilmente terra-terra), ogni canzone è un mattone compatto, ciò si discosta molto da una impostazione un po’ più interessante come potrebbe essere quella dei Rapture, dai quali i Trabant attingono per i suoni e nient’altro. Ciò detto l’impressione è assolutamente positiva, perché i brani sono totalmente godibili.

 

 

E la possibilità di non dover stare ad ascoltare mio cugino al pranzo… è assolutamente oro.

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