Alle volte succede che, per puro caso, si formino dei supergruppi. I supergruppi, però, difficilmente sfornano dei capolavori, sono un po' come il Real Madrid, gonfi di grandi campioni, ma assai poveri di gioco di squadra. In questo caso no, il disco che ne è venuto fuori non sarà magari passato agli annali come un puro capolavoro, ma lo è senz'altro passato come uno dei più divertenti e divertiti album rock usciti negli ultimi vent'anni.

Era successo che George Harrison, sull'onda della buona accoglienza riservata al suo album del 1987 "Cloud Nine", voleva uscire con un singolo da intitolare "Handle With Care" ed ha riunito per l'occasione alcuni amici, tali Bob Dylan, Jeff Lynne (Electric Light Orchestra), Tom Petty e Roy Orbison per partecipare a questo singolo in qualità di duettanti-coristi. Quello che ne venne fuori fu una deliziosa canzone rock-pop che convinse i cinque che sarebbe stato il caso di insistere e di fare qualcosa che fosse più di un semplice singolo. Il miracolo fu che si misero tutti d'impegno a scrivere e le canzoni che uscirono furono tra le cose migliori del periodo di tutti e cinque i musicisti. Lo stesso George, prima del successo di "Cloud Nine", veniva da un periodo anonimo in cui, oltre a incidere album piuttosto mediocri, si era dato, senza molto successo a dire il vero, alla produzione cinematografica, Roy Orbison era ormai stato quasi del tutto dimenticato, nonostante la sua fantastica voce, Jeff Lynne aveva da poco sciolto gli ELO, Tom Petty si è sempre mantenuto sugli stessi buoni livelli, mentre Bob Dylan non pubblicava più nulla di buono da almeno cinque anni ("Infidels", 1983).

"Handle with care", di George, è una bella canzone in cui risalta soprattutto la splendida voce di Roy Orbison nell'inciso, un pezzo che parla dell'arrivo della mezza età e il cui titolo era ispirato da una scritta su una cassa nel garage di Bob Dylan."Dirty World", firmata da Dylan, è un sarcastico pezzo che prende di mira, probabilmente, Prince, "Rattled" è una specie di rockabilly, e qui è il turno di Jeff Lynne, "Last Night" è di nuovo Bob ed è sicuramente uno dei pezzi migliori usciti dalla penna di Dylan in quel periodo, con un intermezzo vocale cantato da Orbison.
Roy Orbison si erge poi a protagonista assoluto in "Not Alone Anymore", un brano in stile "Pretty Woman", poi è ancora Bob Dylan a farla da padrone in "Congratulations". "Heading For The Light" è il secondo singolo tratto dal disco, un'altra canzone ariosa e solrae tipica dello stile di George Harrison, "Margarita" è forse il pezzo meno convincente, forse perché il più elaborato e strumentalmente complesso, del disco.
"Tweeter And The Monkey Man" presenta un Bob Dylan grandissimo, con un pezzo che prende clamorosamente in giro uno degli idoli del momento, quel Bruce Springsteen che da molti è stato considerato il suo erede, con tutta una serie di personaggi e di storie scritte con lo stile tipico del Boss.
Il brano che chiude il disco è "End Of The Line", dove cantano tutti e cinque, a turno, testo solare e ottimistico e musica ariosa come in quasi tutto il resto dell'album.

Dopo questo disco, tutti i componenti del gruppo recuperarono entusiasmo e voglia di fare altre buone incisioni, avranno tutti un buon rilancio di carriera, tutti meno uno: il 7 dicembre del 1988, quando sembrava che la fortuna finalmente gli avesse strizzato l'occhiolino, se ne andò Roy Orbison colpito da infarto. Una vita costellata da disgrazie (nel 1966 la sua casa bruciò con dentro la sua famiglia, moglie e figli) e una carriera raramente baciata dal meritato successo. Il disco seguente, Volume 3, pur avendo anch'esso un discreto sucesso, non si avvicinò nemmeno lontanamente alla qualità e al buon umore di questo "Volume 1".

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