Tarda Roma Repubblicana: I due più importanti politici del tempo, Cesare e Pompeo, stringono un accordo di complicità col ricco Crasso che prenderà il nome di Triumvirato. Alla morte di Cesare i suoi due eredi: Ottaviano e Antonio, in affari con Lepido, rinnovano questo vincolo fraterno, elevandolo a rango di magistratura, per annientare i loro avversari conservatori. Dalle ceneri dei due Triumvirati nascerà il futuro Impero Romano.
Periodo del Terrore: Robespierre, Couthon e Saint-Just sono i tre personaggi più potenti della Repubblica Francese. Dalle ceneri di questo Triumvirato nascerà il futuro Impero Napoleonico.
Anni '70: in Germania il trio Fritz - Bathelt - Frangenberg ha avviato il gruppo musicale Triumvirat. Dalle loro ceneri non nascerà nessun Impero.
In effetti la musica dei Triumvirat non appare molto originale. Si, parliamo di un buon disco prog, che, come tutti i dischi prog che non sono dei gioielli, delle grandi opere, delle Divine Commedie musicali, finisce per essere etichettato come un prog mediocre.
Di certo non c'è molta innovazione in Spartacus, concept album inspirato alle gesta di colui che per primo che seppe spezzare le proprie catene. Se alla parole "TRIO" avete subito pensato agli ELP, ci avete azzeccato: questi germanici progsters sembrano la germanica controparte manierista dei tre mostri che cavalcarono la scena britannica.
E se Fritz e Frangelberg hanno riadattato (non molto originalmente) gli stili di Emerson e Palmer alle loro esigenze, il basso di Bathelt non si distingue da Lake. E non parliamo della composizione: "The School Of Istant Pain" (che riprende il precedente "The Capital of Tower") nel suo primo minuto è figlia illeggittima di "Trilogy", e prosegue accostandosi largamente e liberamente allo stile dei Gentle Giant (ed nelle sue parti più dure ai Jethro Tull). L'unico elemento originale che mi ha colpito è la batteria di "The Hazy Shades of Dawn", dove Frangenberg dimostra una certa tecnica col rullante.
È risaputo che i tedeschi nutrano profonda ammirazione per i Romani e giusto un po' meno per i loro discendenti: gli Italiani. Anche se fosse così di questo gruppo traspare solo la prima affermazione. Sarebbe stato bello che i Triumvirat fossero riusciti a comunicare il loro reale messaggio con questo Spartaco, ora battagliero, ora sognante; invece musicalmente traspare solo uno stile tra il classico e l'epico, che forse sarebbe stato più adatto in un musical alla Jesus Christ Superstar che in un concept album.
Beh, tutto questo ascoltando l'album tutto d'un fiato.
Prendendo singolarmente le tracce, questi tipi risultano in realtà abbastanza godibili: meno estrosi rispetto al prog britannico, però con un nonsocché di ballabile; mi hanno incuriosito gli spunti individuali di alcuni passaggi di tastiera e batteria che sottolineano una certa preparazione teorica, un evidente gusto per la tecnica ed una potenzialità espressiva che poteva anche essere coltivata maggiormente.
Un disco piatto con tracce troppo simili tra loro, affascinante solo a sprazzi. Un gruppo preparato ma manierista. Un genere che ha sofferto l'estrema selettività dei suoi figli. In ogni caso questo è Spartacus: un esempio di progressive rock puro, senza contaminazioni. Da studiare con interesse per tutti coloro che si vogliono dedicare a questo genere; per tale motivo dimostra tutta la sua importanza.
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