Attraversando le estreme soluzioni del prog metal moderno mi giungono alla memoria i Twisted into form. Band sorella al prog matematico degli Spiral Architect, vanta nelle sue fila alcuni dei componenti di questa estrema prog band: Leif Knashaug e Kaj Gornitzka, rispettivamente cantante e chitarrista degli Spiral.
Questo disco ha una gestazione lunga e complessa, complessità che si ritrova nelle 10 canzoni. "Then Comes Affliction To Awaken The Dreamer" è però un disco leggermente lontano dall'eccessiva algebra delle composizioni di “A sceptic Universe”. Si nota sicuramente un lavoro di studio e disciplina veramente notevole, ma c'è un lavoro attento che cerca di dare spazio alla melodia e alle soluzioni più armoniche e ariose.
Ci troviamo davanti allo stilema prog più strano mai ascoltato: ritmiche molto complesse e artefatte, linee vocali completamente staccate dal resto della sezione strumentale, assoli tecnici ma brevi e taglienti e canzoni che raramente superano i 6 minuti di durata. Prima di soffermarmi sull'analisi delle canzoni, bisogna sottolineare il concept di base: tutta l'opera e i testi sono basati sui lavori del filosofo Soren Kierkegaard. Molti dei temi trattati sono quelli cari al solitario pensatore danese, considerato il padre dell'esistenzialismo.
Come di riflesso, ecco aprirsi le danze con un intro di chitarra elettrica intricato. Si parte con “Enter Nothingness”. Un brano cerebrale, arduo anche all'ascolto. La qualità delle song comincia a sprizzare fuori con la seguente “Instinct solitarie”. Ciò che mi sento subito di dire che ogni singola nota, ogni passaggio è azzeccato e non è difficile affermare che è permeato anche di una certa dose di emotività: questo disco rispecchia perfettamente le tematiche esistenziali, e la complessità delle song tende ad indurre alla riflessione ma soprattutto tende ad estraneare l'ascoltatore. “Torrents”, “The thin layers of lust & love” lo dimostrano: la prima molto più ritmata, la seconda arricchita da un intricato arpeggio di chitarra acustica e da atmosfere orientali quasi a richiamare visioni buddiste e spingendo alla tranquillità. “Tear” è uno strumentale, brave e semplice, che funge da collegamento per “Manumit” e per l'estremo ritmo di “The flutter king”. Solo 4 minuti e si entra nella depressiva “erased” per passare alle frenetica “House of nadir”. Per finire c'è la schizofrenia di “Coda”: una traccia che rappresenta pazzia e totale abbondono alla frenesia.
Finito il disco le mie uniche impressioni conducono allo sbigottimento: nell'estremo prog di questo gruppo si ritrovano messaggi e voci inaspettate. A prescindere dall'estrema complessità della proposta musicale, rimanere impassibili e non lasciarsi trasportare da questo turbinio di emozioni e riflessioni sarebbe davvero un male. Nei controtempi, nei continui e incredibili cambi di tempo, in soli 44 minuti di musica algebrica e geometrica, il tempo si ferma lasciando spazio alla razionalità pura.
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Yoghi
6 dic 06ThirdEye
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1 ago 07acqualife
14 giu 08JohannesUlver
2 gen 11