Come ha scritto un debaseriano in un commento di qualche anno fa: "Questo è il vero ritorno alle origini, l'"All That Can Leave That Behind" quattro anni dopo". Finalmente il ritorno di Edge all'essenzialità. Il risultato è un sorprendente "Boy" maturo.

Ma le sorprese non sono solo musicali. Il titolo, davvero splendido, descrive benissimo il ritorno a terra di Bono. È lui la bomba atomica e questo disco rappresenta il suo "smantellamento", grazie alla sofferenza per la morte del padre, avvenuta nel 2002 dopo una lunga malattia. Come il cantante ha raccontato a Paola Maugeri a MTV Italia nel 2004 (l'intervista è su YOUTUBE con i sottotitoli in italiano): "Sei mesi dopo la morte di mio padre, camminando per strada, sono scoppiato a piangere. Pensavo di aver superato tutto e invece mi sono accorto del vuoto lasciato da lui nella mia vita...". Il cantante ha scritto per il genitore la commossa "Sometimes You Can't ...", contenente uno dei suoi versi più belli: "Vedo il tuo volto quando mi guardo allo specchio".

Diversi brani sono una sorpresa gradita: "City of Blinding Lights" (con uno splendido intro fatto di piano e chitarra, nonostante il ritornello sopra le righe che spezza un po' la serietà del cantato nelle strofe); "Miracle Drug" (dolce folk-rock alla U2 nelle strofe, che esplode in rock nel ritornello); "One Step Closer" (tenerissima ballata elettrica, con un ritornello da brividi, con Bono che ripete le parole del titolo); "Original of Species" (uno dei capolavori del repertorio con l'arrangiamento orchestrale cui fa da contrappunto il lavoro di Edge, soprattutto nel finale catartico con un Bono da pelle d'oca).

"A Man and a Woman" (ottima ballata acustica con dei bei controcanti - non eccezionale, ma nettamente meglio dell'infantile "Wild Honey" del precedente), "Crumbs for Your Table" e "Yahweh", sono gli episodi decentemente e gradevolmente minori dell'album.

Un peccato non aggiungere l'energica e riuscitissima "Electrical Storm" (che doveva apparire in "All That Can't Leave That Behind") e l'eterea "The Hands That Built America" (brano presente nella colonna sonora di "Gangs of New York", candidato all'Oscar e premiato col Golden Globe). Entrambe queste canzoni si trovano nel "Best 1990 - 2000" (2002). Con questi due brani, e senza i mediocri "All Because of You", "Love, Peace and Else", e soprattutto "Vertigo" (vera lezione di cattivo gusto), il disco avrebbe meritato un 5 pieno - pur non essendo un capolavoro degno dei capolavori del loro passato. 

Anche il pubblico ha apprezzato: oltre 10 milioni di copie vendute. Un risultato incredibile in questi tempi di pirateria informatica.

Un disco che vola basso, e in questa sua umiltà (sonora e canora) trova la sua forza. 

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