La gente che s'incontra, se gli chiedi: - "Per Pentesilea?" - fanno un gesto intorno che non sai se voglia dire: "Il Qui", oppure: "Il Più in là" o: "Tutt'in giro", o ancora: "Dalla parte opposta".
"La città" - insisti a chiedere.
"Noi veniamo qui a lavorare tutte le mattine" - ti rispondono alcuni, e altri: "Noi torniamo qui a dormire". 

(Italo Calvino)

Cominciata nel 1906 e, causa crisi economica e guerra, finita nel 1931 la stazione centrale di Milano ha in se un insieme di stili talmente ampio che la rendono architettonicamente indefinibile: Liberty, Deco, Razionalismo e, causa intervento dagli anni '20 in poi, stile Fascista si rincorrono più o meno disordinatamente formando quello che molte fonti battezzano, con un neologismo artistico, come stile Assiro-Milanese.

"Decido di uscire da casa, le pareti mi stanno soffocando, ma non so dove andare: lascio che i miei pensieri mi facciano da guida. Fuori la città è fatta di nomi di vie che conosco a memoria ma che ad ogni angolo nascondono dettagli che mi sembrano nuovi ogni volta. Quest'inverno ha ammazzato tutte le opuntia, che qualche sadico piantò anni fa, sperando forse nel surriscaldamento globale e nei gas serra. Oggi il blocco del traffico mi costringerà a rimanere tra le mura di questo assembramento di borghi: ma il mio pensiero rimane alle opuntia e a qualche foglia ancora viva che servirà alla resurrezione".

Una "leggenda" riferisce che per Frank Lloyd Wright era la stazione più bella del mondo, chi scrive preferisce di gran lunga Liverpool Street Station a Londra, con la quale, l'oggetto della recensione, ha comunque più di un legame architettonico, e se molti "aggiustamenti" pomposamente retorici, portati dal '22 in poi, non ne avessero, parzialmente, deviato gli intenti concettuali probabilmente l'affermazione non risulterebbe così avventata: di certo se il modello, come risulta dagli appunti di Stacchini,  era l'Union Station di Washington la stazione di Milano deviò clamorosamente da quell'idea tanto da essere, ancora oggi, visivamente unica ed irripetibile: nel bene e nel male.

"Non sapere come stare è ormai uno status symbol di quest'epoca fatta di automobili non a misura di parcheggio: penso a ciò mentre, dissidente, il mio pensiero vaga alla ricerca di qualche viso non ostile ma oggi è giornata di fuga per i più: come se ieri non lo fosse stata, di domani, la speranza mi dice, non v'è certezza. Il mio passo assume contorni ritmici e per fortuna che non ho nessun motivetto pubblicitario ad ossessionarmi. Almeno oggi".

Le gallerie e la biglietteria centrale sono le parti, con le evidenti influenze “classicheggianti” antico-romane, che risentono maggiormente dell'impronta del Ventennio ma cercando di sviare, per un po', lo sguardo dai fregi e dai monumenti in finto marmo, spesso troppo pesantemente retorici, non si può non essere colpiti dalla volontà architettonica di regalare ambienti ariosi con intenti razionali e razionalistici ma con un occhio all'arte Deco, in voga ad inizio progettazione. Le volte sovrastanti i binari offrono, nel loro trionfo Liberty, lo sguardo più intenso a quel concetto di utilizzo degli spazi miscelato ad un intento ipnotizzante che purtroppo oggi si è perso, catturati da altro.

"Vorrei andarmene ma nemmeno i mezzi pubblici mi sono di conforto: nella mia testa avrei bisogno di binari certi, punti di partenza, punti di arrivo. Fisicamente di orari certi, non di  certezza della pena, di orari certi, biglietterie con personale placido e sorridente ma trovo più conforto in quelle automatiche ma non mi va di dar soddisfazione a questi palazzi che mi guardano torvi. Così rimango e ritmicamente cerco un non-luogo dove rifugiarmi".

Se il concetto di "bello" è indefinibile il concetto di "unico" è quantificabile, tutto sta a prendere posizione: nel merito questo "pastiche" architettonico ci riesce benissimo.

"Ma la città dove si vive?" - chiedi.
"Dev'essere" - dicono - "per lì" - e alcuni levano il braccio obliquamente verso una concrezione di poliedri opachi, all'orizzonte, mentre altri indicano alle tue spalle lo spettro d'altre cuspidi.
"Allora l'ho oltrepassata senza accorgermene?"
"No, prova a andare ancora avanti".

(Italo Calvino)

Carico i commenti... con calma