Mi accingo a recensire gli Underoath, uno dei miei gruppi preferiti che tornano sulle scene nel 2006, dopo il fortunatissimo "They're Only Chasing Safety", disco che in qualche modo li ha lanciati nel panorama emo metalcore della scena mondiale.

Questa volta danno vita ad un album che abbandona del tutto le melodie orecchiabili e melodiche del disco precedente, per lasciare spazio a sfuriate metalliche, quasi schizofreniche e scream dove questi sei ragazzi sembrano cavarsela benissimo.

Il disco parte che meglio non si può con l'aggressiva "In Regards To Myself" dove le chitarre accompagnate da un suono ruvido sembrano impazzite e ci si trova davanti ad una canzone tiratissima e cupa. La seconda traccia si chiama "A Moment Suspended In Time", canzone nella quale il cantante Spencer Chamberlain con le sue urla e il batterista Aaron Gillespie con voce piu' melodica danno vita a un connubio fantastico. Il resto del disco è un susseguirsi di canzoni profondamente sofferenti e urlate (da ricordare infatti che il primissimo album degli Underoath era death-metalcore). Tra le canzoni di rilievo troviamo poi "Salmamir", traccia molto elettronica dove il testo recita versi della bibbia in russo (gli Underoath sono un gruppo cristiano) e "Writing On The Walls" nella quale gli Underoath si rifanno un pò all'album precedente (questa canzone sarà poi il loro primo singolo).

In conclusione, un album che tende a discostarsi dagli altri lavori di band simili a loro, e che ci riesce perfettamente vista l'originalità e l'aggressività del prodotto. Da tenerli d'occhio anche perchè sono molto giovani, e non hanno commesso l'errore di "copiare" il loro album precedente evitando cosi' di essere monotoni e ripetitivi. "Wake Up! Wake Up! This is not a test! It's time to meet the concrete!" Questo dice il testo di "In Regards To Myself", e questi ragazzi hanno dimostrato che quest'album non è una prova, al contrario, questi sono gli UNDEROATH.

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