Attenzione questo è un album tosto, che non tutti sapranno apprezzare.

Per rifarsi ad una frase abusata spesso il limite che separa il genio dalla follia è sottile e in tutto quest'album la sperimentazione è portata agli estremi, ci si muove sulla borderline tra musica e non-senso cacofonico, cosa che può rendere molto ostici i primi ascolti. Io stesso la prima volta sono arrivato alla terza canzone prima di togliere il cd, incerto se continuare o meno l'ascolto... Un disco quindi di non facile assimilazione, che rende al meglio solo dopo qualche ascolto e che richiede anche una certa concentrazione sui pezzi, ma anche in grado di conseguenza di regalare grandi soddisfazioni se si ha la voglia e il tempo di approfondirlo (e una mentalità moolto aperta dal punto di vista musicale) . 

Pubblicati dalla "The End Records" gli "Unexpect" sono un gruppo di avant-garde extreme metal proveniente da Montreal formato da 7 elementi e la loro musica è un miscuglio tra svariati generi (nel cd si possono trovare tracce di black metal, death metal, progressive metal, melodic heavy metal, musica classica, opera, electro, ambient, gypsy music, jazz, noise e muscia da circo). Pubblicato nel 2006, "In a Flesh Aquarium" è il loro secondo cd ufficiale, il loro primo album "Utopia" è stato pubblicato indipendentemente nel 1999 ed è riuscito tramite al passaparola e a internet a realizzare un buon numero di vendite. Ma il primo album, pur dimostrando già qualche potenziale non raggiunge lontanamente le vette stilistiche e compositive di questo ed è impressionante la maturazione artistica della band che è riuscita a compiere veramente un enorme balzo in avanti dal punto di vista qualitativo.

L'album è composto da 10 brani, tutti a loro modo unici ma anche in grado di dare nel contempo un senso di omogeneità all'opera, che apre con "Chromatic Chimera", uno dei pezzi più belli dell'album (che in realtà è una rielaborazione del pezzo ononimo del loro Ep "We invaders" del 2003) che inizia lentamente col suono di pianoforte a cui si aggiunge il violino per poi degenerare in un'orgia di suoni/rumori: i tre(!) cantanti che si alternano in growls, screaming e parti cantate normalmente, la batteria che va a tempo di jazz-fusion e le tastiere che aggiungono un tocco di sonorità classica. Neanche il tempo di tirare il fiato è parte il secondo pezzo "Feasting Fools" che ci trascina sempre più giù nel vortice di malsana follia dell'album, che potrebbe benissimo fare da colonna sonora ad un incubo. 

Anche a livello tecnico l'album si dimostra veramente ineccepibile, è straordinario con quale naturalezza i musicisti riescano ad interagire tra di loro ed amalgamare stili così differenti senza che la cosa sembri forzata.

In conclusione questo è un album estremamente originale e coraggioso, ma che potrebbe risultare indigesto a molti a cui rischia di procurare solo un forte mal di testa, ma coloro che ne rimarranno affascinati non se ne separeranno per un bel po'! 

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