Me ce ne è voluto di tempo, eccome se me ce ne è voluto, prima di apprestarmi a un ascolto serio, giudizioso, quasi maniacale del disco in considerazione. Ascoltare i (o gli? Attendo delucidazioni in merito) Uochi Toki è ardua impresa, riuscire a decifrarne al dettaglio i contenuti delle liriche ancor più fatidico lavoro. Eppure vediamola così, è un lavoro, un lavoro mentale che a taluni può piacere. A me piace.

Commenti vari letti sul web affermano che a livello di suono, le basi a supporto del “cantato” siano qualcosa che ben lega col concetto che chiamiamo “evoluzione”, ma io credo che soffermarsi a speculare sulla musica del duo di Rimini scomodando termini e definizioni trite e ritrite sia, oltre che azzardato, poco rilevante.

Voglio solo dare una mia impressione però, prima della disquisizione sul disco: ciò che creano Napo e Rico è un qualcosa che non trova termini di paragone, in questo senso potrebbero essere considerati dai più “avanti” ad altre realtà musicali, così originali da risultare indigesti ai più.. facilmente impressionabili.

Devo ammettere di non essermi mai imbattuto in un gruppo italiano (e io non sono grande amante della musica nostrana attuale) tanto rabbioso quanto geniale, con così tante cose da dire; ascoltare un loro disco è in pratica come leggere un libro scritto da Napo, dove le parole vengono scandite dalle martellate dell’operaio del suono Rico; sbalorditivo.

Cuore Amore Errore Disintegrazione esce nel 2010 tra le curiosità ed aspettative dei pochi che li seguivano dagli esordi (in realtà ora vanno molto, soprattutto tra i borghesi sfottuti da Napo nei testi): si diceva che l’argomento trattato sarebbe stato l’Amore e che ci sarebbero voluti più e più ascolti prima di captarne il significato, la logica, il nocciolo, sì insomma.. capire dove minchia volevano andare a parare.

Diversamente dal precedente “Libro Audio”, pregevole proprio per la particolarità di contenere varie storie diverse e slegate tra di loro, qui ci troviamo dinanzi a un’opera lineare, strutturata come una fosse una storia, un sogno avente un brusco inizio, seguito dagli avvicendamenti fra Napo e ragazze caratterialmente, anagraficamente e spiritualmente opposte fra di loro, eppure legate alla figura del Mago (impersonata da Napo stesso), il quale dialoga con loro e penetra loro la mente (e nient’altro, vi conosco voi allupati di DeBaser!)  per scavarne i pensieri e impulsi interni, fino a giungere una conclusione enigmatica; la tracklist poi risulta ancor più ermetica e rappresenta il primo scoglio da superare ancor prima di dedicarsi al mero ascolto:

Appena risalito dall’abisso,                                  

mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima, tuttavia,

dato che per me è naturale trovarmi spaesato nei non-luoghi,

mi basta udire voci lontane per sentirmi a casa ovunque,

permettendomi artifici spontanei,

gettandomi in ambigue immedesimazioni non richieste ma richieste,

violando le conseguenze che la violazione dei sacri limiti tra due persone comporta…

…no, sto sbagliando qualcosa, il nervoso ed il quieto si alternano freneticamente

dando origine al più incomprensibile dei mali

che mi esaspera fino ad esplodere la realtà in molteplici “adesso”

Tante le tematiche affrontate da Napo nei suoi torrenziali testi: l’amicizia tra uomo e donna esiste o è solo apparente e meschina? Ma le donne ci comprendono davvero o vivono dietro schemi fissi e autodefiniti?(“ Intuito femminile. Intuito femminile. Intuito femminile. Intuito femminile? Spiegami, ragazza, di cosa si tratta. Mi interessa capire ciò che tu chiami “intuito femminile”, dato che io conosco solo l’intuito semplice nella sua complessa accezione molteplice.”)

E in presenza della ragazza di un nostro amico? Fingiamo di non interessarci o qualcosa ci frulla in testa? (sono sicuro che qui più di uno sa la risposta). Napo ci racconta così i suoi “aneddoti falsi come questo in cui l’ascoltatore possa calarsi, per spiegargli dei fatti di cui non potrebbe capacitarsi. È questo il mio cyberpunk!”:

“Io dico: bene, adesso il tuo ragazzo si è dileguato nel niente, lui adesso non c’è, giochiamo alle signorine che prendono il tè?”

“Cosa intendi?”

“Voglio dire che nella mia testa c’è un interruttore che quando voglio bypassa a comando ogni interesse di natura sessuale.”

“Ma così diventi gay!”

“Ma così diventi stupidina! La persona omosessuale è un’invenzione cattolica, che inscatolava dei comportamenti normali per gli esseri umani, per poter dare un’identità al male e arrostire dei poveri cristi, che oggi chiedono diritti come tutti, e che spesso fomentano i dualismi. Al posto di distruggere dei generi, ne creano di sempre più fissi. Nuovi stili nei sessismi. È per integrarsi tra i generi diversi che io spengo i miei interessi imposti e mi concentro sugli individualismi. Mi individui? Voglio solo tu capisca che non sto cercando di provarci.”

“Sì ma non c’era bisogno di farmi questo discorso!”

“Ammetto che forse la mia spiegazione è un eccesso di zelo, che mi rende più ambiguo, e tu capisci di meno, ma ne ho bisogno, perché io cerco di tenere esposto quello che gli esseri umani di solito tengono dentro e nascosto.”

“Mi piace, ho capito. Premi quel pulsante, spegni gli interessi con un dito. Per qualche motivo adesso mi fido, anche se sembri costruito. Ora sono serena.”

“Molto bene. Ora possiamo andare insieme a spaccarci di tè e paste alla crema fino alle sei di sera.”

In conclusione, è un disco difficile quello in questione, più astruso ed esoterico rispetto a tutti i lavori precedenti, ma forse proprio per questo ancor più affascinante, oltre che a livello di suoni maggiormente ricco e modellato;  di questo lavoro si potrebbe discutere per ore, e questo un po’ mi fa incazzare, perché mentre io li prendo anche troppo sul serio, sono sicuro che loro sono i primi a non prendersi troppo sul serio. Ma forse è per questo che sono così avanti.

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