"Colui che è tutto concentrato sui suoni di strumenti musicali come la tantrii ecc - suoni prolungati e via via succedentisi -, alla fine di tali suoni si identifica con l'etere supremo."

( Vijñanabhairava Tantra, a cura di Attilia Sironi e Raniero Gnoli, Adelphi )


Si potrebbe dire che le arti in India abbiano un preciso obiettivo: quello di condurre colui che ne benefica in un supremo stato catartico, che sia la liberazione dal ciclo delle rinascite o il raggiungimento di una nuova dimensione estetica.

La musica non fa eccezione alla regola e queste due composizion del maestro Asad Ali Khan, raccolte dall'UNESCO nell'album in questione, ne sono perfetta espressione.

Asad Ali Khan è considerato il più grande suonatore della "Rudra veena" del ventesimo secolo. Quest'ultima è un particolare tipo di veena, uno strumento a corde molto diffuso in India, dal suono molto profondo e ipnotico, rinnovato significativamente nel '900.

Ascoltando le composizioni dell'album risulta comprensibile come la "Rudra veena" sia sacra al dio Shiva, la divinità hindu che più di tutte incarna l'eterno divenire dell'universo, simbolizzato dalla sua danza, e nello stesso tempo l'infinità immobilità dell'ente supremo, il Brahman, nelle vesti di signore dello yoga.

La musica di Asad a volte sembra sciogliersi senza resistenza nel mare del tempo, altre sembra ergersi come una gigantesca montagna nel mondo del divenire.

Non parliamo certamente di un rivoluzionario, visto che le sue composizioni seguono perfettamente le regole della musica hindustani ( Il canone classico dell'India settentrionale ) eppure Asad possiede una rara qualità, tipica di molti grandi artisti indiani: la capacità di trascendere le regole della tradizione per creare qualcosa di originale e particolare.

La "Raga Darbari Kannada" e la "Raga Gunakali" sono due brani estremamente complessi, frutto di uno spirito estetico molto distante da quello occidentale, quindi apprezzabili soltanto in seguito a molti ascolti.

Garantire che possano piacere a prescindere è arduo, ma di certo risultano come alcune delle più significative espressioni musicali dell'India novecentesca, meritevoli di ascolto per chiunque voglia approfondire questo mondo.

Il consiglio è di lasciarsi trasportare dalle ipnotiche note di Asad e di avvicinarsi all'estasi mistica di cui tanto parlano gli antichi teorici dell'estetismo indiani.


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