Eccomi qua a recensire, si fa per modo di dire, l’ultimo dei Vampire Weekend, col rischio di scatenare l’omofobia latente dei duri metallers (o ancora meglio dei mitici rincoglioniti che snobbano perché baby, è stato scritto tutto nei 70ties) di questo glorioso sito. Bhè se devo essere onesto questa era una delle 3 uscite più attese dell’anno per me. Aspettative ripagate? Purtroppo no per il sottoscritto.

Quando si approccia una band e un sound del genere bisogna fare tutti i conti del caso con l’oste. Alla terza fatidica prova bisognava vedere di quale pasta fossero fatti questi quattro ragazzini. E, premessa, c’è da fare un discreto lavoro d’astrazione da tutto l’hype montato nel corso degli anni attorno a questa band.
Il peso dell’attenzione si sente tutto in quest’album e li ha costretti a fare il passo più lungo della zampa, si perché era chiaro che avessero qui dovuto mostrare al mondo le proprie carte, d’essere artisti di livello, in grado di creare composizioni per quanto possibile originali, caratterizzate dalla massima fruibilità, di entrare a far parte dei grandi nomi del pop insomma.
Nulla di tutto questo invece, con una buona dose di rammarico in questo lavoro ho trovato una band che ha smesso di osare (per quel poco che osava), si ricicla a stento, che inevitabilmente vuol fare appeal sulla massa (ben venga ma non a costo di spersonalizzarsi). Di più c’è che i vw hanno smarrito ciò che li contraddistingueva, l’essenza della propria musica: quella d’essere una secchiata di stupida e innocente giovinezza. Ed è un peccato visto che i primi due album m’erano piaciuti da matti e rappresentano secondo misero me un raro caso di freschezza musicale del XXI secolo.
Qui dei vecchi vw non rimangono che le tracce in 3 canzoni: la stralunata “Ya hey”, l’irriverente “Finger back” e la sgraziata ballata downtempo di “Step”. Tutto il resto sono canzoncine più o meno orecchiabili. Troppo poco per una band che sembrava predestinata.

I vw sono rimasti intrappolati in un limbo sfocato, non sono più né l’esplosione di scioccaggine infantile e genuina che conoscevo, né si sono dimostrati fautori di pop di una certa caratura. Ai miei occhi si sono semplicemente persi nella nebbia delle migliaia di band mediocri che popolano la terra. Non ci piango su, ma due righe gliele ho volute dedicare. I primi due sono dei bei album per chi non li abbia mai sentiti.

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