A suo modo indimenticabile, come indelebili sono le cose fatte la prima volta nella vita, anche le più ripugnanti, questo fu il primo (antidiluviano) concerto a cui ho assistito consapevolmente, capace di marchiare a ferro et fuoco tutto ciò che ne sarebbe seguito.
Ora: non so quale sia il grado di considerazione attualmente loro attribuito, ma all'epoca era uno dei pochi grvppo itagliani hard'n'heavy che avesse ottenuto un minimo (sindacale) di credibilità anche aldilà dei (ristrettissimi) confini del genere di appartenenza.
L'italometal.
Il concerto suggellava l'imminente uscita del nuovo disco dal tremebondo titolo "Corruzione dell'Innocenza" anche se i cartelloni in giro riportavano la effigie del disco precedente: probabilmente perchè quella era molto più metal della nuova che era invero brvttarella e molto-meno-metal.
Ad ogni modo, l'italometal dei Vanadii prendeva la forma di classica musica neomelodica cacofonica (a volume proibitivo) con testi puerili declamati in inghlese, ma dal peculiare accento partehnopeo in virtù della riottosa ugola del noto vocalista/polemista Scotto Sig. Pino: ciò suppongo avveniva per evitare di far capire che razza di scempiaggini si potessero declamare in un vero testo metal con tutti i crismi.
Si tenga presente che l'idioma albionico non lo capiva nessuno: figuriamoci poi nella arcigna Sardegna dove a malapena si kumprendi s'itaglianu.
Del concerto, essendo freschissimo, non ricordo sostanzialmente gnente-di-nulla, se non che sul palco erano in cinque, e che esso (il palco con loro sopra) era ubicato all'interno del campo sportivo comunale Diego Armando Becciu (in onore al noto cardinale-immobiliare isolano) di Macomer (NU) proprio sotto la tribuna centrale.
Mi pare abbiano suonato per un'orettemmezza consecutiva, con tanto di (bombastico) assolo di batteria per spezzare le reni ai più recidivi. Credo altresì abbiano eseguito ulteriori un paio di bis: probabilmente non richiesti. Ma di cosa abbiano fatto loro lì sopra, non ho alcun, neppure vago, ricordo. E forse è molto meglio così.
Di gente mi pare ce ne fosse un kasino: ma non saprei quantificarle: non le ho contate: dite che avrei dovuto? C'è chi diceva fossero addirittura 1.500 i disperati accorsi sotto il palco, chi sosteneva fossimo sotto il migliaio.
In ogni caso era già un miracolo che non fossimo solamente io e i miei tre sodali protometallici ad assistervi, come era già successo in precedenza.
Concerti annunciati e mai effettuati: e noi lì come idioti, costretti ad affogare nell'ichnusa (e neppure non filtrata) la frustrante delusione.
Il metallo a quei tempi era roba tosta, per solitari palati sopraffini: mica come oggi che si sono tutti imborghesiti e si va ai concerti tutti stilosi, tenuti per mano in fila per due.
Nonostante ciò essendo noi già all'epoca personcine ricercate (non dalla questura) ed eleganti (lo stereotipo del metallaro basico tutto rutti e corna al vento, ci ha sempre fatto orrore) abbiamo comodamente pernottato, previa prenotazione posta in essere da quello dei quattro, il caro Calcidrata, che all'epoca era l'esperto del ramo - allievo dell'istituto alberghiero - nel lussureggiante Motel Agip di Macomer: nel refettorio al posto dei dispensatori di bevande c'era la scelta tra Super e Nafta.
Architettonicamente si trattava di un bel casermone cementizio in stile monoblocco, al cui confronto Abu Ghraib è una lussuosa struttura d'elite. Era bella solo l'insegna al neon gialla all'esterno. Voto: 4
Passiamo alla COLAZIONE: voto 6,5 ma solo perchè la sera del concerto essendo dei rimbecilliti ci siamo cibati di solo metal, non addentando niente di commestibile: l'indomani avevamo una fame da Tyrannosauri e abbiamo letteralmente preso d'assalto il frugale buffét: della "colazione inclusa" ne abbiamo metallicamente approfittato.
Sui SERVIZI (igienici) non ho particolari riserve: voto 6, funzionavano egregiamente, mi pare, anche se non ricordo di averci fatto la cacca.
CAMERE: 2. Ci hanno assegnato due camere, microscopiche. Scandalosamente prive di qualsivoglia genere di confort; non dico l'impianto ad aria confezionata, ma neppure uno straccio di televisione in bianco-e-nero c'era. Entrambe con due letti singoli che avremmo unito volentieri se la nostra - illusoria - ricerca di cerbiatte molto ubriache da circuire fosse andata a buon fine. Ma i concerti metal, specie dell'epoca, erano (per usare una definizione arguta di un mio conoscente) una triste "compilation di braghette". Quindi il DUE (di picche) va esteso all'ennesimo flop para-pseudo-sentimentale che tanto avremmo voluto sfatare. E invece.
Essendo ormai reato caduto in prescrizione aggiungo che prima di salutare il gestore della lussuosa struttura abbiamo saccheggiato senza ritegno tutte le confezioni di sciampoo e sapone non solo dalle nostre camere, ma anche di tutte quelle del piano che abbiamo trovato aperte. E forse anche qualche asciugamano per il bidet: poteva tornare sempre utile. Peraltro mi pare ci fossimo solamente noi in quella amena struttura.
Confesso che fino all'ultimo abbiamo sperato che anche il gruppo fosse stato ospitato in quella che di fatto era l'unica struttura ricettiva in zona: ma, vista la qualità della stamberga, si devono essere categoricamente rifiutati.
Peccato perchè sarebbe stato bello trovarsi di fronte Pino Scotto di buon mattino con i suoi pantaloni in pelle, rossi, attillatissimi, mentre inzuppava avidamente i bucaneve nel caffelatte.
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