L’ultima notte dell’estate del ’62.
Era appena uscita “Runaway” di Del Shannon, cantante sbilenco ed atipico per quegli anni. Come ogni ultima notte che si rispetti, succederà di tutto. C’è un Ricky Cunningham molto più stronzo che nella serie tv, uno sbarbato che abborda una bionda, un “rebel without a cause” alla sua ultima corsa, che rimedia per sbaglio una tredicenne in vena di passare una folle notte e Richard Dreyfuss, indeciso se andare o restare, che inseguirà la sua donna chimera per tutta la notte, conoscerà il suo idolo radiofonico, verrà cooptato da una gang di motociclisti.
Il film è “American Graffiti” di George Lucas, e (di)mostra ciò che sarebbe potuto essere questo autore se non si fosse perso tra le stelle; il film, a vederlo oggi, non ha perso una virgola del suo smalto, e resta tra i migliori prodotti che corrono sul filo della nostalgia e del romanzo di formazione (o, in questo caso, di post-formazione). La colonna sonora non ha bisogno di commenti, la tracklist parla da sola: è probabilmente il miglior compendio di tutto ciò di buono che uscì negli U.S.A. prima del ’62, ed in quanto tale, questo doppio assume, oltre che valore artistico ed emotivo, anche valenza puramente storica e di memorabilia di un periodo, di una mitologia che sono assieme al western unico autentico pilastro su cui la cultura americana si fonda (inoltre, questo film ha il merito di aver dato origine al revival, di cui gli Stray Cats furono ottimi esponenti).
“Johnny B. Goode” ancora mette i brividi per modernità e virulenza, e torna in mente la trasfigurazione del giovane Michael J. Fox in “Ritorno al futuro”, Buddy Holly vive in un paio di pezzi da knock-out, i Beach Boys ancora li si vede surfare in un mercoledì da leoni, lontani dai cerebralismi pop del Sorriso, Booker T. regala con Green Onions uno degli standard moderni dell’R&B. E poi ancora i divertentissement “Ya ya”, “Barbara Ann” e “Get a Job”, le ancor oggi spaccacuore “Smoke gets in your eyes” e “I only have eyes for you” (chi non ricorda certe romantiche scene di “Pleasantville” ?), mentre “At the hop”, dei Flash Cadillac, uno dei primi gruppi revival, rimanda agli high school prom.
Oh diavolo potrei andare avanti per ore, ogni pezzo ha qualcosa da dire, una memoria storica, cinematografica (quasi mi dimenticavo di Lynch, Scorsese, Francio Ford Coppola con “Peggy Sue si è sposata” , oltrechè di certi episodi di Quantum Leap), imprescindibile, essenziale, irrinunciabile. E più di tutto, sono 41 pezzi di gran rock’n roll, che vi terranno compagnia all summer long.
Buona estate.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma