"Il mondo non era pronto per gli Z-Boys"
Skateboard Magazine - 1975
Ci sono dei momenti che rimangono scolpiti per sempre nello scorrere del tempo e della storia dell'umanità. Sono periodi brevi, ma intensi, dove tutti i tasselli entrano alla perfezione nella composizione finale del puzzle, così che quando se ne ha la visione completa si rimane estasiati... a bocca aperta. I tasselli in questo caso corrispondono ad un gruppo straordinario di giovani californiani, guidati da un trio di illuminati visionari appena più "vecchi" di loro, che più o meno inconsapevolmente riscrivono le regole dello skateboard professionistico.
Chiunque di voi conosce il significato di parole come grind, slide, curve, mc-twist... "chiudere" un 900 o ha già sentito nominare Stacy Peralta, Tony Alva, Jay Adams, le tavole Ho o lo Zephyr Skateboard Team, sa esattamente di che cosa sto parlando, per il resto del mondo sono profondamente spiacente. Il disco in questione è la colonna sonora del film/documentario girato dallo stesso Peralta (nel frattempo diventato il miglior regista di video di skate... The Bones Brigade non vi dice niente? ed ha lanciato nell'olimpo un certo Tony Hawk... il Michael Jordan o il Maradona dello skate, tanto per intenderci), che ripercorre le gesta di un manipolo di moderni eroi, figli disadattati della sconfitta dell'american way of life.
Agli albori degli anni settanta Venice Beach (Los Angeles - California) era terra di nessuno, abbandonata dagli sfarzi commerciali degli anni sessanta; ed in quella porzione di spiaggia denominata il Covo, il surf era vissuto in maniera totale, estrema, senza compromessi, come una sfida stessa per la sopravivenza. Un gruppo di giovanissimi surfisti, trasporta tutto ciò sulla strada, trasformando lo skateboard da semplice divertimento ad arte estrema. Lo skate da intrattenimento orizzontale diventa vertical, in concomitanza con la grande siccità che affligge la California nel '75, quando questi giovani guerrieri urbani, si ritrovano ad invadere le proprietà private, alla ricerca delle piscine lasciate vuote, così da potervi passare intere giornate, interrotti solo dai padroni di casa, dai loro feroci cani da guardia o dalla polizia. Lo Zephyr Team è formato da giovani devoti allo stile ed all'estremismo, e la colonna sonora scelta ne esalta perfettamente le gesta. Siamo ancora in periodo pre-punk (musica assurta a colonna sonora di questo sport), ed i nostri viaggiano al ritmo infernale dell'hard rock di "Motor City Madhouse" di Ted Nugent o "Bad Reputation" dei Thin Lizzy, a quello sporco del southern di "La Grange" di ZZ Top o di "Rocky Mountain Way" di Joe Walsh; "surfano" le piscine (bowl) come gli adepti della setta dei "Children Of The Revolution" cantati da Marc Bolan con i suoi T. Rex alla ricerca costante del pericolo come Iggy And The Stooges in "Gimme Danger". Feroce è il loro impatto sulla stantia scena skate al contest di Del Mar, California nel 1975, quando si presentano ufficialmente per la prima (ed unica volta insieme) e segnano di fatto il punto di non ritorno... il primo ad esibirsi è il più talentuoso e dotato, il quindicenne Jay Adams, che lascia esterrefatti pure i suoi compagni disegnando tricks mai fatti prima (riprova ne è la foto di copertina tratta proprio da quella session), e le note di "Ezy Ryder" di Jimi Hendrix sono sublimi e perfette, per colui che viene ancora oggi ricordato come "The Original". Emozione pura, filmato dopo filmato, canzone dopo canzone, intervista dopo intervista... non so davvero quanto la colonna sonora vi possa dire, ma se solo avete un minimo di curiosità per la tavoletta con le rotelle sotto, procuratevi "Dogtown And Z-Boys" e lasciatevi trasportare nel "dogbowl". . .
"Gli skaters sono per loro stessa natura dei guerriglieri urbani: ogni giorno fanno uso delle strutture in disuso, prodotti dell'evoluzione tecnologica, usando i manufatti di governi e corporazioni in mille modi, che perfino gli architetti che li hanno progettati nemmeno possono sognarsi"
Craig Stecyk 1976
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