Signori, vi intriga l'idea di un viaggio per sentieri tortuosi, impervi ma ricchi di fascino e di mistero? Un viaggio tra sonorità ancestrali, provenienti da terre lontane, sottilmente riadattate alla modernità ma per nulla snaturate, a debita distanza dai canoni della musica Pop occidentale; questa è la proposta dei VAS, un progetto attivo dal 1995 al 2004 e nato dall'incontro tra Azam Ali, cantante iraniana espatriata a Los Angeles e Greg Ellis, musicista dal background variegato ma in primis percussionista etnico. Azam è indiscutibilmente l'anima e il cardine del progetto, e la proposta musicale affonda le proprie radici anche nella sua storia personale: nata a Tehran ma ben presto trasferitasi in India al seguito della famiglia, lì rimane fino all'età di 15 anni, prima dell'approdo in California. Non è quindi un caso che la musica dei VAS sia caratterizzata da un profondo sincretismo tra elementi persiani e indiani, con richiami alla poesia e alla musica Sufi. Grazie alla sua abilità come polistrumentista unita ad una vocalità eccelsa, Azam Ali è diventata una figura di grande importanza in ambito world music; dopo i VAS ha intrapreso una carriera solista, di pari passo con la fondazione del duo con cui è attualmente impegnata, i Niyaz, insieme al marito Loga Ramin Torkian, e svariate collaborazioni, tra cui anche quella con il canadese Rhys Fulber nell'ambito del suo progetto Conjure One, grazie al quale ho avuto modo di conoscerla.

Prima di cominciare, qualche avvertenza e indicazione, a titolo puramente soggettivo: i VAS vanno presi con le molle, molto meglio se a piccole dosi accuratamente selezionate. La loro musica è in grado di toccare vertici di regale bellezza, ma purtroppo nella dimensione album non sono mai arrivati ad un vero e proprio apice, ad un capolavoro potente e magnetico in tutti i suoi episodi. Questo è un grave limite per la fruibilità a lungo raggio dei loro lavori, che peccano inevitabilmente di una certa ridondanza, senza contare le caratteristiche intrinseche di una proposta di questo tipo: musica spirituale, protesa verso l'alto, la cui aura di mistero è ulteriormente amplificata dall'utilizzo della lingua Farsi. Curiosità, ammirazione, fascinazione, riverenza, le sensazioni ispirate sono queste, mai empatia, mai coinvolgimento diretto, la dimensione umana viene completamente trascesa, con tutte le conseguenze a livello emotivo che comporta una scelta di questo tipo; conseguenze che peraltro non vengono "edulcorate" in alcun modo, il che è un'indubbia nota di merito e determinazione nel seguire un percorso. "Offerings" del 1998 è il secondo dei quattro album prodotti da questo duo nel corso della sua relativamente breve esistenza, ed è forse il più fruibile nella sua interezza insieme al canto del cigno "Feast Of Silence", ma nonostante questo richiede comunque tanto tempo, pazienza e la giusta predisposizione mentale.

Le composizioni, tutte di durata compresa tra i sei e i dieci minuti, sono fortemente incentrate sulla vocalità potente e ieratica di Azam, accompagnata prevalentemente da strumenti a corda come il santoor, suonato da lei stessa e dalle percussioni (tablas) di Greg Ellis, sempre in prima linea e artefici di notevoli cambi di tempo ed atmosfera. Il cantato si esprime prevalentemente su un registro semi-lirico, tanto per accentuare ulteriormente la solennità delle atmosfere, lo si può apprezzare soprattutto nella meravigliosa "Roya", l'episodio più immediato dell'album con il suo incedere lento e salmodiante, segnato da perfette armonie strumentali in cui archi e flauti si inseriscono alla perfezione nei delicati fraseggi dei due primi attori. "Roya" è un esempio perfetto del potenziale dei VAS espresso nella sua pienezza, ed è ben affiancata da molti altri episodi di valore; "Varuna", arpeggiata e sottilmente spettrale, l'idillio surreale di "The Promise", l'affascinante minimalismo (solo voce e percussioni) di "Mist Weaving", l'arabeggiante "Wajad", caratterizzata dal suono antico e intenso dello zurna, una variante turca dell'oboe; qui Azam abandona temporaneamente il ruolo di cantante, le pochissime linee vocali di questo semi-strumentale sono affidate proprio all'ospite suonatore di questo particolare strumento, Omar Faruk Tekbilek.

Episodi come l'iniziale "Svarga", lunga, cangiante e serpentina e "A Garland Of Breath" con la sua dilatata ed indugiante intro elettronica che sfocia in un ritmo cadenzato, da processione, rappresentano invece un lato ancora più enigmatico e disincarnato della musica di Azam Ali e Greg Ellis, quello che spesso prende un po' troppo il sopravvento a scapito dell'efficacia e dell'intensità. "Offerings" però presenta ben poche cadute di tono; una di queste, "Leyli", si fa comunque notare per il suo arpeggio quasi flamenco; data l'origine dei Gitani non è poi qualcosa di così sorprendente, ma rimane una piacevole nota di colore. Insomma, se interessa il genere e il progetto direi che "Offerings" rappresenta il miglior punto di partenza, si avvicina allo status di capolavoro mancandolo veramente di poco; ricollegandomi all'introduzione direi proprio che i VAS un "viaggetto" anche solo per semplice curiosità lo meritano eccome, se non altro per la qualità e l'originalità di una proposta sicuramente fuori dagli schemi di molti. Spero di essere stato un buon tour operator e, per chi volesse, i miei complimenti e buon ascolto.


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