Il Thrash teutonico, nei suoi gruppi cardine, si è sempre differenziato da quello d'oltreoceano per un'inclinazione ed un sound più lineare ed efferato lasciando, di conseguenza, poco spazio all'armonia ed alla destrezza. Eppure, anche in Germania, alcuni gruppi imboccarono strade più profonde e caratteristiche scommettendo sulla perizia tecnica ed estremizzando la complessità delle proprie opere sulla falsariga di ciò che stava succedendo negli Stati Uniti. Tra i maggiori esponenti di questa scelta ricordiamo, con percorsi diversi, Sieges Even, Paradox, Deathrow, ma anche Mekong Delta, Darkness e i qui presenti Vendetta.

Con ''Go And Live...Stay And Die'', edito nel 1987, i tedeschi, senza un cantante vero e proprio (i due chitarristi infatti si alternano tutto sommato dignitosamente dietro il microfono), dimostrarono un pò a tutti quanto non fossero un band qualunque nel vasto panorama del periodo; debutto ipertecnico e fantasioso con una perla che risponde al nome di ''And The Brain Man Fails''. Il successivo ''Brain Damage'' riuscì a bissare il successo (inteso naturalmente con l'accezione underground) risultando di una spanna superiore, merito anche di una produzione eccelsa; ora...io possiedo la ristampa con un mastering migliorato, ma posso senz'altro sottoscrivere come, pure nel 1988, si potessero confezionare prodotti dinamici ed in grado di donare il giusto rilievo ad ogni strumento creando contemporaneamente un muro sonoro efficace e strutturato.

Esistono essenzialmente due aspetti che separano i Vendetta dalla maggior parte dei thrash-acts degli '80; il più solare sono i sontuosi testi. ''War'' e ''Dominance Of Violence'' costituiscono denunce espressive su questioni spesso preponderanti nel mondo del metal: l'uso della forza per promuovere le proprie idee. Bands come Overkill e Anthrax, ad esempio, tendono a mostrare questo problema attraverso il semplice racconto o tramite una glorificazione quasi satirica di esso; i Vendetta scelgono invece un approccio più comprovato ed ''intellettuale''; così canzoni come ''Conversation'' e ''Precious Existence'' si concentrano sulle radici della violenza, ovvero la mancanza di comunicazione razionale e di amore per la vita. Si può facilmente supporre che questa proposta lirica sia figlia di esperienze vissute nella realtà della Germania di quegli anni, cosa del tutto analoga ai primi lavori degli Helloween (mi viene in mente la song ''How Many Tears'') e ad alcune opere degli Scorpions.

La seconda differenza, altrettanto basilare, è la marcata tendenza progressive nella loro proposta musicale: un Techno-Thrash piacevolmente variegato molto incline alla melodia; ciò è una diretta conseguenza delle palesi influenze Heavy che il combo incorpora (ascoltatevi la magnifica title-track in proposito, con il suo incedere maideniano nemmeno troppo celato). Alcune parti acustiche di ''Precious Existence'' e la complessità musicale di ''Fade To Insanity''(superlativo rompicapo sonoro aperto da un'intro di basso che riprende il tema della Nona Sinfonia di Beethoven) presentano alcune forti somiglianze con gli Annihilator, il cui debutto sarebbe arrivato però solo l'anno dopo. Allo stesso modo il lavoro ritmico del basso nell'opener ''War''(e nel platter in generale) risulta pulsante ed ispirato; a differenza di Cliff Burton o Derek Tailer che essenzialmente lo suonano come fosse una chitarra, Klaus Ullrich si distingue con il suo stile esplosivo e con un ridente tocco Jazz/Funk. Sebbene, come abbiamo visto, la maggior parte del materiale sia liricamente compassato e musicalmente coinvolto, non mancano episodi più fugaci, leggeri ed umoristici: è il caso di ''Love Song'', poco più di un minuto di stranezze musicali alla S.O.D., o di ''Metal Law'' e ''Never Die'' che presentano entrambe almeno un paio di riff memorabili e assoli raffinati di Daxx e Mickey.  

''Brain Damage'', ultima release dei nostri se si esclude il recente e trascurabile ''Hate'', emerge dall'anonimato Thrash come indiscusso vincitore; alcuni, all'epoca, lo incensarono come ''il Master Of Puppets europeo'' probabilmente presi da un pò troppo entusiasmo (e da troppa birra bevuta), ma, se siete amanti del suono vintage della Bay-Area, questo è un'arnese certamente indispensabile (e sottovalutato) di devastazione. 

"No more killings, NO MORE WAR, no more weapons, no more.

STANDS UP FOR LOVE!".  

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