Quanta grazia! Shane Embury (Napalm Death e mille altri), Buzz Osbourne (Melvins), Danny Herrera (Napalm Death) e Kevin Sharp (voce dei Brutal Truth, una delle band più estreme del pianeta) riuniti in un unico progetto! E che razza di progetto, poi: ''Outlaw Punk'' lo hanno personalmente ribattezzato. E, a ben sentire, in effetti la definizione calza a pennello.

L'attitudine è quella che è logico aspettarsi da personaggi di questo calibro, avvezzi a giocare (vincendo, tra l'altro) secondo le proprie regole in tutto, music business compreso. Gli ingredienti delle band madri sono tutti presenti: c'è la furia dei Napalm Death, il delirio strafottente dei Brutal Truth (''Infest'' l'esempio più allucinato), le dissacranti movenze dei migliori Melvins e di Buzz Osbourne in particolare, un tipo che non è davvero abituato a prendersi sul serio. Il risultato? ''Retroactive Abortion'', uno dei dischi Punk/Hardcore più divertenti della scorsa decade.

Sto parlando di un Hardcore nocivo in ogni caso: strutture e riff lineari e graffianti, brani fugaci e crudeli, accelerazioni improvvise quando serve e il vocione da carta vetrata di Sharp a rendere la proposta ancora più selvaggia. Sono dichiaratamente percepibili reminiscenze del vecchio Crust/Punk alla Discharge, Exploited e Ratos De Porao, recuperando le loro origini grezze e feroci e riportando all'attenzione della gente un sound che sembrava dimenticato e da molti nientemeno che snobbato.

Più d'uno i fattori che rendono attraente e spassoso ''Retroactive Abortion''. Il suo essere allo stesso tempo attento e rispettoso della tradizione, senza sfociare nella nostalgia; il suo apparire consistente e sincero senza essere monotono (si passa con noncuranza dal Grind, al Punk sino a riff che potrebbero tranquillamente uscire dai Motorhead se questi suonassero Hardcore); il suo mostrarsi incazzato nero con qualsiasi cosa non gli sia gradita, dimostrandosi però tutt'altro che morigerato e supponente sia in ambito lirico che musicale. Anche perchè, se così non fosse, sarebbe davvero complesso inquadrare pezzi come le indomabili ''Braincrash'' o ''Freakbird''(solo per citarne un paio) che traggono alquanto giovamento dal connubio tra la chitarra schizzata di Buzz e le ritmiche sostenute del duo Embury/Herrera. Non c'è da stupirsi, allora, se un certo Mike Patton nel 2004 abbia deciso di pubblicarlo sulla sua etichetta, la Ipecac Records, rifugio di artisti provenienti dai contesti più disparati ma col sentimento comune di autonomia espressiva ed artistica.

Insomma, per chi ama le suddette sonorità, ''Retroactive Abortion'' rappresenta un disco da procurarsi ed ascoltare; anche soltanto per il gusto di rendere onore a tutte quelle serate passate nei locali più fumosi e ''malfamati'' conosciuti a distruggersi nei live di gente come i Venomous Concept, quando alle 3, sulla via di casa, ci si fermava dal paninaro a metà strada rendondosi conto, solo in quel momento, di aver perso il portafoglio; sicuramente nel locale, con tutta probabilità alla prima pogata.

Alticci, esausti, con le spalle tumefatte, senza soldi e documenti ma con la voglia irrefrenabile di farlo di nuovo.

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