Anche se non strettamente appartennente alla cultura occidentale, il nome di Vìctor Jara da queste parti è arrivato. Se non altro per esser stato cantato da artisti a noi vicini come The Clash, U2 e Calexico ("Victor Jara's Hands", 2008).

Vìctor Jara è uno di quegli artisti per i quali non si sa mai dove finisca il folklore e dove inizi la storia, uno che si dovrebbe essere indecisi se inserirlo nell'elenco di cantautori promossi da una casa discografica oppure in un libro da far studiare a scuola. Cileno, nacque in una piccola cittadina nei pressi della capitale Santiago nel 1932 da padre contadino Manuel e madre Amanda, cantante, la quale gli trasmise la passione per la musica e gli insegnò a suonare la chitarra. Con quella chitarra, classica, Vìctor decise di intraprendere la professione di cantautore alternandola a quella già affermata di regista teatrale dando un contributo fondamentale alla Nueva Canción Chilena, cantando l'amore per il suo popolo lavoratore ed opponendosi alle dittature, alle ingiustizie ed alla distruzione delle idee, accostandosi così a quella ristretta schiera di eletti che riesce ancora ad identificare l'assenza di regole mai firmate ed imposte dall'alto con il concetto più puro, autentico e veramente accettabile di Libertà. Il resto sono solo sfilate in maschera. Dedicò quella che è probabilmente la sua canzone migliore ("El Aparecido") ad Ernesto "Che" Guevara distinguendosi da molti autori di tributi modaioli, in quanto la cantò nel 1967 poco prima che il rivoluzionario argentino conoscesse la propria fine. I simpatici potrebbero dire che effettivamente gli portò sfiga ("correlé, que te van a matar!").

La sua discografia ha origine nel '66 e si protrae fino alla morte, nel '73, ora probabilmente irrecuperabile nella sua versione originale pur essendo stata ristampata in massa nel 2001 con conseguenti stupri alla struttura originale degli album; questo "Pongo En Tus Manos Abiertas" è del 1969 ed espone l'ossatura sostanziale della canzone di Vìctor Jara, vale a dire una grossa voce piena di energia e sentimento, profonda anima sudamericana, carica di idee da urlare al vento con il supporto della chitarra classica. "Te Recuerdo, Amanda", dedicata alla madre musa ispiratrice, è uno dei pezzi che entreranno a far parte della sua storia personale come manifesto d'amore e della crudeltà che l'amore distrugge ("Il sorriso aperto, la pioggia nei capelli, non importava niente, correvi a incontrarti con lui, con lui che partì per la sierra, che non aveva fatto niente, che partì per la sierra, e in cinque minuti è morto ammazzato, suona la sirena, si torna al lavoro, molti non tornano, neanche Manuel").

Questa sua quarta pubblicazione discografica è un inno al nuovo corso della canzone sudamericana, quella canzone che mescola elementi musicali autoctoni ad un'abile composizione cantautorale per analizzare la storia della propria gente e le fatiche dello strato povero, alterna composizioni personali per il suo Cile ("Preguntas por Puerto Montt" dedicata al massacro di contadini nella citata cittadina per opera di Pérez Zujovic, "A Luis Emilio Recabarren" per l'omonimo ideatore della rivoluzione operaia e "'Movil' Oil Special" ispirata alle rivolte studentesche dell'epoca nelle università) a tributi che percorrono le vie che lo portano lungo tutto il continente ("A Desalambrar" è una ripresa dell'uruguaiano Daniel Viglietti, "Juan Sin Tierra" venne cantata originariamente da Jorge Saldaña per l'Emiliano Zapata rivoluzionario messicano e "Zamba del Che", di Rubén Ortiz, è ancora per Che Guevara). Ma è l'album in sè ad essere scelto come simbolo di Vìctor Jara e dell'inefficace tentativo di soppressione del suo canto da parte delle forze del disordine: le mani, in bella mostra sulla copertina del disco, divennero il suo simbolo, le mani capaci di suonare le chitarre e di creare movimento culturale, quelle mani che per questo motivo vennero massacrate dagli uomini del generale Augusto Pinochet durante il colpo di stato dell'11 Settembre 1973 (un 11 Settembre che la storia spesso tralascia, come sottolinea anche il film "11 Settembre 2001") che coadiuvato dal governo U.S.A. spodestò il democratico Salvador Allende, di cui Jara era un sostenitore.

Il cantautore venne portato, assieme ad altre migliaia di persone, nell'Estadio Nacional de Chile (dal 2003 ribattezzato a suo nome) dove divenne vittima di torture ed umiliazioni da parte dei militari, i quali prima distrussero i suoi mezzi si comunicazione, le sue mani, la sua prima forma d'espressione, e poi lo trivellarono con colpi di pistola. Ma anche lì, privo di forze ed ormai prossimo alla fine, seppe comporre poesia che ora è sopravvissuta grazie alla moglie Joan Turner; lei, infatti, disobbedì all'ordine di Pinochet di distruggere le matrici dei dischi di Vìctor Jara e portò le registrazioni in salvo, lontano dal Cile dissanguato. Ed il canto di Vìctor Jara ora è immortale.

Carico i commenti... con calma