È vero. Dopo aver assaggiato un piatto particolarmente succulento, colti da una specie di febbre, si va ad assaggiare avidamente tutti i piatti cucinati dal cuoco del suddetto piatto. La febbre parossisticamente ci distrae da tutto il resto e cerchiamo di assaggiare voracemente tutto. Tuttavia, a un certo punto, i piatti del nostro cuoco iniziano a perdere sapore e la magia svanisce… Così, iniziamo a riassaggiare i vecchi piatti o decidiamo di cambiare ristorante…

Fuor di metafora, questa è la storia della vita.

Però esistono però dei casi in cui è impossibile fare questo. Ci sono dei casi in cui i cuochi sono ricordati per un unico piatto e uno solo.

C’era il caso J. D. Salinger.

E c’è il caso Gilligan e Gould.

In questa torrida estate sta giungendo a termine la sesta e ultima stagione della loro serie Better Call Saul; l’undicesima stagione ambientata nell’universo Breaking Bad; due serie eccezionali per coerenza narrativa, e per qualità stilistica e recitativa, in cui due linee narrative scorrono spesso parallele, intersecandosi di tanto in tanto e interrompendosi qua e là per offrire alcune analessi e alcune prolessi di abbacinante bellezza.

Inoltre, ogni personaggio è tratteggiato meticolosamente e interpretato con stupefacente maestria.

Così, inevitabilmente colto dalla sopracitata febbre, mi sono chiesto, chi sono, dunque, Gilligan e Gould. Sono andato in cerca di risposte, setacciando la loro filmografia. E niente, non hanno lasciato tracce importanti. Alcune stagioni per X-Files, forse. Poi un film tratto da un videogioco, girato con ritmo da dilettanti e un altro, fantastico, in cui due fratelli, separati alla nascita e capaci di innescare un incendio con la mente, si incontrano nuovamente per i casi della vita.

E basta!

Quindi, come hanno fatto? Da dove salta fuori Better Call Saul.

Mi piace pensare che, forse, forse, in questi anni, è stata la musa a parlare attraverso loro.

La recensione dovrebbe terminare qua.

Eppure mi affligge un problema esistenziale riguardante anche un caso della seconda stagione.

Brevemente riassumo i fatti fino al caso:

Un uomo si trasferisce da Cicero, Illinois, ad Albuquerque, New Mexico. Qui raggiunge il fratello, un avvocato di successo, che è appena riuscito ad evitargli una sicura condanna a numerosi anni di prigione. Un altro uomo, un ex poliziotto, arriva ad Albuquerque da Philadelphia. Lui qui raggiunge la nuora e la nipote. E anche lui fugge da un torbido passato. Entrambi cercano di farsi strada nella nuova città.

Il problema è questo: sono i casi della vita o i geni degli esseri umani a segnare prevalentemente il loro futuro?

Per provare a rispondere bisognerebbe sedersi e magari sdraiarsi su una poltroncina, e parlare con un analista per qualche anno. Sicuramente si darebbe una risposta con grande coscienza.

Tuttavia, se volete rispondere prima o non avete accesso al bonus psicologo, forse, potrete provare a ragionarci o a discuterne in buona compagnia dopo aver visto la seconda stagione di Better Call Saul.

Il caso di Jimmy McGill può essere emblematico. È lui un uomo che stuzzica e sfrutta con fantasia le debolezze e i vizi degli altri. “Un uomo buono”, ma anche un grandissimo imbroglione e beffatore,straordinario narratore di frottole e storie, ottimo improvvisatore e spergiuro, artistico falsificatore di prove e creatore di pubblicità.

Una volta arrivato a Albuquerque, ha cercato di lasciarsi alle spalle il passato facendosi strada quasi rettamente, in an almost straight way. Così, ha vissuto in miseria, ha recapitato la posta per tutto il grande studio del fratello, ha ottenuto una laurea in giurisprudenza, è stato il difensore d’ufficio in tanti piccoli processi, ha imbastito e a malincuore venduto una class action da tanti milioni di dollari…

Fino a che non è arrivata l’occasione di una vita: gli viene offerto un contratto da associato in un grande, grandissimo studio. Tuttavia, rifiuta.

Perchè?

Forse, forse, il punto di rottura è stato un tradimento del fratello. E gli altri casi della vita, il giudizio, le attese degli altri. Forse.

O forse no. Forse solo dopo il rifiuto Jimmy è in pace con se stesso. Nel corso degli anni in cui aveva cercato di rispettare le condizioni impostegli si era sentito combattuto e incerto; forse, solo ora, libero da vincoli, può finalmente fare quello che sa fare meglio, quello che aveva sempre fatto.

Forse sono le persone a non cambiare, i casi della vita c’entrano poco, come direbbe il fratello, Chuck:

I know what you were, what you are—people don't change.
E, mentre, nel corso della storia, l’”uomo buono” verrà lentamente, un colpo dopo l’altro, sopraffatto dal suo esuberante alter ego, io continuo a chiedermi se le cose possano cambiare o se veramente tutto sia segnato già dall’inizio.

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