In realtà non è stato un concerto vero e proprio, quello di Vinicio all'Angelo Mai.... beh... rispetto agli altri artisti che hanno fatto parte di questa maratona per salvare dalle grinfie del Comune di Roma, questo posto stupendo dove l'arte e la cultura sono diventate il suo cuore pulsante, il suo lo è stato.

Un piccolo concerto di mezz'ora più o meno, una piccola perla all'interno di questa "festa-protesta": e lui è sempre stato un sostenitore attivo di questo luogo, lo ha ribadito anche stasera appena è salito sul palco di S.Giovanni. è entrato dalla sacrestia della piccola e gremita all'inverosimile (!!!) chiesa sconsacrata di questo ex-convitto nel cuore del rione Monti a Roma (abbandonato per circa quindici anni e occupato il 17 novembre 2004 dal Comitato Popolare di Lotta per la Casa), alle 4,30 di mattina, o giù di lì.. - perdonate l'offuscamento cerebrale, ma ero lì dalle 9 di sera... - è entrato, dicevo, con il suo cappello a mezzo cilindro, e quel montone di bufalo che riconosciamo nella copertina del suo ultimo lavoro "ovunque proteggi" e si è subito seduto al vecchio pianoforte sbilenco, dandoci le spalle.

C'era con lui tutto il suo gruppo, compreso un tizio che suonava un filo... ora non mi viene come si chiama, ma, garantisco, era bravissimo a suonarlo, questo filo di plastica trasparente. Ha cantato quasi solo vecchi pezzi tra cui "con una rosa" e "ultimo amore". alla fine della seconda canzone, qualche testa di cazzo ha cercato di rompere questa specie di incantesimo totalmente inatteso (eh già... anche se si vociferava la sua presenza, non era stata data comunque per certa) che si era creato, spingendo verso "l'altare", ossia verso i musicisti, tutte le file di gente seduta sulle sedie di plastica.
In un frammento di secondo tutte le persone si sono ritrovate in piedi e con le sedie in testa, tra urla e fischi. Vinicio, a quel punto, già si era alzato dal pianoforte, e stava tornando dietro la sacrestia, giustamente. il concerto, nemmeno iniziato, era già compromesso. Dopo 10 minuti durante i quali gli organizzatori impreparati a gestire la folla in queste condizioni continuavano ad urlare ai microfoni "sedetevi tutti per terra, questa non è la figura che noi vogliamo fare davanti a Vinicio!! se continuate così, Vinicio non rientra!", lui, mesto mesto, lemme lemme, riprende il suo posto e, guardandoci e benedicendo la nostra quiete come un Papa che aveva bevuto un pò troppo "sangue di Cristo", ci invita all'amore universale, e a schioccare le dita come i carbonari, piuttosto che a batterle, manco fossimo al circo equestre. Giusto così... per ritornare a quell'atmosfera surreale che si era intromessa da quando si era seduto a quel piano.

E ci torniamo a quell'atmosfera, bella e familiare come quella che ho annusato durante quasi tutti i suoi concerti che mi è capitato di vedere e di ascoltare. Dopo la quarta o quinta canzone, saluta e presenta la band. Ma non se ne può andare... già ripartono i fischi e i "VI_NI_CIO! VI_NI_CIO!" a tutto spiano che fanno tremare i muri e i drappi di tende ai lati della navata. Mi viene da pensare che questa antica chiesetta così pittoresca, potrebbe anche non sopportare il colpo, ma evidentemente lo pensa anche lui: e infatti rientrano tutti, e ci concedono un bis.

Cacchio che sorpresa Vinicio.... torno a casa che è l'alba, ho sonno, ma sono contenta e sorrido guidando.

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