Ammetto di essermi imbarcato alla fonda con qualche titubanza sul rabberciato veliero popolato da questa masnada di pendagli da forca e infidi filibustieri. Anche il timore delle bizzarre creature degli abissi che con buona probabilità sarebbero affiorate dalle acque durante la perigliosa navigazione non lasciava presagire nulla di buono.

Dopo aver percorso la prima dozzina di miglia cullati dal sùeggiù vigoroso dell’onda marina, il galeone saldamente condotto dal timone dello scalcagnato Capitan Vinicio sembra reggere i flutti à meraviglia: i cavalloni più impetuosi s’infrangon senz'astio sulla chiglia.

La nefanda ciurma, composta da una decina di loschi sgherri, asseconda senza fiatare gli ordini impartiti dal ponte di coperta: se non ti convincessero mostrandoti la acuminata luminescenza delle lame dei propri coltelli non daresti loro neppure un vile doblone. E invece.

Il navigar tra mari sconosciuti procede sicuro e spedito sia che ci si trovi avvolti da inamovibile bonaccia che di fronte alla veemenza delle acque in burrasca: sbattuti tra barili (vuoti) di rum, foche barbute, graziose sirene canterine, enormi leviatani, polpi innamorati e palle di cannone rotolanti tra trinchetto di prua e albero maestro.

Il Corsaro Vinicio, canta, suona e si dimena per quasi tre ore, come posseduto dal Re Poseidone: impartisce ordini alla marmaglia di fare altrettanto e senza risparmiare neppure una stilla di sudore; alla bisogna ringhia e urla, che anche noi, suoi sottoposti, non osassimo pensare neppure per un miserabile istante, ad un impossibile ammutinamento: il pennone lassù in cima attende avido che la corda si tenda sopra il nostro collo!

Lo sciabordio dei màrosi, che si tratti di quelli più morbidi e confidenziali, sia di quelli più gonfi e travolgenti, renderebbero ingovernabile qualsiasi scafo e nonostante la forza bruta della marea s’infranga poderosamente sulla prora il ligneo natante persevera inscalfito, tracciando sempre più sicura la rotta e spaccando letteralmente in due le schiumose e baldanzose acque sottostanti.

E il naufragar ci è davvero dolce in questo mare.

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