I Vision divine sono tornati. Dopo la sbalorditiva prova di The Perfect Machine che era riuscita a mettere d'accordo ancora una volta critica e popolo, e dopo un importante cambio di line-up, eccoli sfornare un album nuovo di zecca: The 25th Hour. Riprendiamo così la storia iniziata con Stream of Consciousness, che qui si svolge 40 anni dopo, attraverso il resoconto delle lettere del condannato nell'ospedale psichiatrico. Allora, parliamo dei nuovi Vision Divine: cambio al basso con Cristiano Bertocchi (ex Labyrinth), alle tastiere con Alessio "Tom" Lucatti (Tribute Band dei Deep Purple) e dietro alle pelli con Alessandro Bissa. Dunque, se al basso non troviamo grandi cambiamenti, del resto in questo genere musicale esso è lo strumento meno valorizzato di solito, qualche trasformazione nell'impatto sonoro e nello stile lo troviamo invece negli altri due strumenti. Matteo Amoroso aveva saputo trascinare la band nei precedenti due albums sui suoi territori più favoriti, il progressive mentre Bissa preferisce uno stile più sobrio nella ritmica e nei riff (anche se si denota comunque un'ottima preparazione tecnica) e in generale predilige ritmi più serrati e arrabbiati. Lucetti invece è stata davvero la sorpresa di questo disco, a mio parere, egli, seppur giovanissimo (23 anni) è riuscito a sostituire egregiamente il mitico Oleg Smirnoff di cui riprende anche lo stile in certi assoli, ma comunque cerca di codificare uno stile che fonda anche quello di Kevin Moore e di Beethoven (uno dei suoi miti musicali).
Ed è proprio nella prima track che tutta la sua influenza neoclassica si fa sentire, in un pezzo di neanche un minuto dove il pianoforte si fonde alla perfezione con la limpida voce di Michele Luppi. Luppi è in gran forma in questo disco ma a volte si sente leggermente un fastidioso uso del vocoder per correggerne la melodia vocale (a mio avviso non ne avrebbe bisogno!) e ciò lo si sente molto soprattutto nei cori che risultano così un po' "finti". Altro pezzo importante nel disco è Alpha & Omega, il singolo di lancio, il cui video assume atmosfere un po' gothic. La song è trascinante ma le manca la giusta spinta ritmica a mio modo di vedere. Altra canzone degna di nota è Essence of Time che ricorda molto le atmosfere di "Time for Love" brano inserito nel cd solista di Luppi, "Strive": è il primo pezzo in 4/4 che ricala molto ritmiche terminate dei Vision Divine.
Buoni anche "A Perfect Suicide" e "Heaven Calling". Il disco si chiude con la bellissima "Ascension" dove Olaf Thorsen riprende il mitico assolo di "Identities", brano di chiusura di Stream of Consciousness. Ora tiriamo le somme: il disco gode di una produzione impeccabile (e difatti c'è lo zampino di Timo Tolkki degli Stratovarius che li ha fatto mixare i brani a Helsinki), ma i Vision sono un po' cambiati, i riff sono più pesanti e iniziano a seguire quell'idea di trash metal che tanto attira Thorsen per il suo album solista, le linee ritmiche e melodiche sono secche e arrabbiate e a volte pare che quasi a stento Luppi riesca a cantarci sopra. Inoltre pare che comincino a scarseggiare un pochino di idee e ciò lo si vede principalmente nelle linee vocali e negli assoli, che cominciano a mostrare meno lo stile di casa Thorsen per addentrarsi nei cliché del genere in alcune sezioni.
In definitiva l'album non è male ma speravo che i nostri beniamini nostrani oltre che grinta mostrassero anche più idee perché il talento e la tecnica certo non gli manca. Secondo me è un album power che non lascerà il segno quanto i suoi due predecessori.
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Altre recensioni
Di Anatas
"Michele Luppi, vero mattatore dell'intera opera, con la sua voce calda ed espressiva, darà tono e volume alle note."
"Un grande monumento alla musica rock progressive, laddove il power si unisce e amalgama perfettamente alle melodie di una psichedelica regressiva e all'hard rock."