I Vobiscum sono un black metal act austriaco, del quale non si hanno molti cenni biografici, eccetto per l’appunto la provenienza geografica, l’anno di fondazione , 1997, e che sono una creatura della mente di tale Dunkelfurst, il ragazzo dal ghigno sardonico sulla copertina.
La registrazione del disco è di poco superiore a quella di una demo, il che contribuisce a conferire una ulteriore aura di underground ad un prodotto già apertamente riservato ad un mercato ristrettissimo; si sa comunque che questo effetto nella maggior parte dei gruppi dediti al culto della nera fiamma è palesemente ricercato, è quindi scorretto penalizzare un disco per delle lacune volutamente ricercate. Ad un primo ascolto i Vobiscum potrebbero sembrare il solito gruppo black metal centro europeo, debitore alle sonorità norvegesi, e, in effetti, moltissimi loro suoni ricordano assolutamente i padri fondatori del genere, ma con l’ascolto più attento si nota che il duo gode di una personalità fortissima, soprattutto a livello di songwriting.
Stando a quello che ho potuto comprendere dalla lettura booklet –la mia conoscenza della lingua tedesca è purtroppo ancora molto limitata- le canzoni che compongono questo dischetto, sette in tutto, provengono da tre diverse sessioni di registrazione, addirittura tutte e tre con line-ups leggermente differenti l’una dall’altra.
Il disco inizia con “Christenblut”, niente di più che una normalissima intro con rumori, stridii e voci gracchianti e malsane di rito. L’inizio vero e proprio è rappresentao da “Darlegung & Starke”, song che mi ricorda piacevolmente le prime cose del Burzum più giovane -sia chiaro, la bravura in fase di composizione del Conte non è neanche sfiorata, diciamo però che l’atmosfera è molto simile- nel suo alternarsi dei suoi due riff principali; si fa sentire purtroppo in questa canzone, come anche nelle altre la principale lacuna di questo gruppo, ovverosia una palese mancanza d’incisività della batteria, dovuta anche alla registrazione non eccelsa come già premesso. “Der Goldene Schmitt” col suo bellissimo riff che sfiora il depressive black metal scivola via tranquilla nei suoi cinque minuti di estensione per lasciare spazio a “Purzelkamp”, una black metal song abbastanza canonica, che alterna un ritmo cadenzato dai suoni molto cupi ad alcune accelerazioni improvvise che vanno a pescare direttamente dal repertorio dei Darkthrone più ispirati. “Schwingunganalyse” la più corta del cd, è forse quella che soffre maggiormente della mancanza di una registrazione più professionale, confondendosi molto verso la parte centrale fino a diventare una accozzaglia di tutti gli strumenti, quindi poco godibile, nonostante si intuisca la presenza di un motivo interessante.
Inizia allora “Vobiscum” l’unica canzone della seconda sessione di registrazione, secondo me il vero capolavoro dell’album e all’interno della quale troviamo impiegata addirittura una tastiera ad accompagnare le rozzissime chitarre e il drumming leggermente più udibile rispetto al resto del disco. Trattasi di una lunga canzone, circa quindici minuti, la cui struttura ricorda gli esperimenti di Burzum in “Hvis Lyset Tar Oss”, e dal riff centrale molto toccante, dove tastiera e chitarra si amalgamano e danno vita ad un suono molto particolare che raramente avevo sentito in un combo black metal. Tocca a “The Deepest Pits”, dalla demo “In Blood”, episodio dai risvolti pseudo-sinfonici misti a sfuriate in pieno stile raw black metal, song comunque canonica del genere. Dopo dieci minuti di silenzio è presente anche una traccia nascosta incredibilmente interessante, più che altro perché rinnega il discorso fatto nei precedenti quaranta minuti. Mi spiego meglio: la canzone senza titolo in questione , infatti, segue delle coordinate stilistiche che, pur mantenendosi sempre in ambito black, scimmiottano addirittura il black’n’roll dei geniali Carpathian Forest –dei quali, tra l’altro, ereditano e forse superano il proverbiale cattivo gusto, mettendo in retro copertina le torri gemelle qualche secondo dopo l’attentato, in fiamme- in uno sfogo di circa tre minuti.
I Vobiscum portano avanti da alcuni anni un discorso musicale molto originale e contemporaneamente dedito in modo sincero alle tematiche care da sempre al black metal, autoproclamatisi alfieri dell’estremismo sonoro made in Austria sono purtroppo un gruppo molto limitato dalla precarietà della formazione, dagli scarsi mezzi economici e da una promozione live insufficiente –problemi comuni a molte delle bm bands- , e questo disco non fa altro che confermare la loro bravura nello sviscerare canzoni di alta qualità.
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