Gli split sono a parer mio prodotti ambigui; da una parte ci sono gli split di band famose, di solito espedienti per fare qualche soldo e riciclare canzoni mai pubblicate il più possibile orecchiabili. Dall'altra invece ci sono gli split delle band underground, vere chicche per gi appassionati: con una spesa generalmente modica si può fare la conoscenza di realtà musicali diverse e apprezzare in poche canzoni le caratteristiche di una band.

E' questo il caso di questo insolito triangolo (di solito agli split partecipano due soli artisti, anche se la tendenza di questi split a tre sta prendendo piede) che conta la partecipazione di Vomit Remnants, Carnivorous e Godless Truth e datato 2005. Insomma, pane per i denti di chi ama il Death Metal più autenticamente underground. Per anticipare un giudizio complessivo, dirò soltanto che è un lavoro apprezzabile che consiglio a chi voglia ampliare un po' le conoscenze in materia, ma trascurabile da chi ha già le ideee chiare. Ma andiamo a dare un'occhiata un po' più da vicino a questo puzzle di metal estremo.

VOMIT REMNANTS

Sono Giapponesi e suonano ormai da un discreto numero di anni; per farla breve, sono i veterani dello Split e probabilmente gli altri si sono anche attaccati al loro nome per farsi conoscere un po': e invece, ironia della sorte, risultano i più deludenti (anche se comunque sufficienti). Le danze le apre appunto la loro "", solita song di Death sparato al massimo. A dire la verità, i Vomit Remnants forse hanno colto l'occasione per fare qualcosa di vagamente nuovo: invero nei vari lavori, Mini Cd e Full Lenght, che si sono lasciati alle spalle (voglio citare "Supreme Entity" uno per tutti), i nostri Metallari del Sol Levante avevano un sound molto più simili al Brutal Death Newyorchese e Californiano mentre nelle tre tracce qui proposte si rifanno maggiormente ad un Death classico di stampo floridiano. C'è di peggio, il tasso tecnico delle canzoni e veramente calato rispetto ai loro lavori "solisti" e questo, se non si vuole virare su sonorità strettamente Raw, rappresenta un grave danno. I chitarristi fanno la loro porca figura, ma certo non saranno ricordati dai posteri per la loro prestazione su questo split: solito rifframa sentito altre volte salvato dai loro consueti rallentamenti da Headbanging, ma abbastanza soporifero nelle accelerazioni (sembra una battuta ma è così). Il batterista sembra che abbia assunto dosi massicce di cannabis e di certo non eccelle per le ritmiche ardite; in altre parole alterna un blast beat da latte alle ginocchia (quello che c'è in tutte, e dico tutte, le canzoni Death Metal) con le altre ritmiche stra usate del genere con il risultato di far incazzare non poco chi si ricorda quello che faceva sul succitato "Supreme Entity". Il basso non si sente (ovvio no?) e il cantante completa l'opera di rincoglionimento con il suo growl monocorde e maialesco. A completare il quadro una produzione odiosa che rende il suono simile allo sferragliare di un trattore autarchico del 1939; preferisco evitare commenti sul mood altrimenti finirei per parlare del mood della farina autarchica del 1944 e questa recensione diventa un film neorealista.

Insomma, o i Vomit Remnants non avevano voglia di fare questo split e l'han fatto per ragioni editoriali, oppure prima di entrare in sala mangiavano sempre del sushi lasciato fuori dal frigo per due settimane; sia quel che sia, nota sul diario.

Voto: 5

CARNIVOROUS

Come dicevo all'inizio, gli split sono occasioni per approfondire la conoscenza di alcune band e conoscerne di nuove; per quant riguarda i Carnivorous, vale certamente la seconda considerazione.

Nati a San Francisco circa quattro anni fa, i tre (prima due più Drum Machine) non hanno che una sola demo all'attivo ("Increments Of Defecationn" del 2003) ma possono vantare di avere nella Line Up il batterista dei conterranei Severed Savior, vera garanzia nell'ambito Brutal Death Metal.

La presenza di costui si fa sentire soprattutto nel songwriting, molto simile a quello della sua band di provenienza ma con qualche stramberia in più. Ad un primo ascolto mi sono subito venuti in mente gli Italiani Underhate (sconosciuti ma promettenti), simili nell'uso di accordi e scale stravaganti: il riffing è buono e decisamente tecnico ma purtroppo in sole tre canzoni riesce ad annoiare. Ne è causa la scarsa cura per i rallentamenti che alla fine della fiera priva il tutto di groove; inoltre il batterista, sarà per sentirsi a casa, ma in poche parole fa le stesse cose che fa con i Severed Savior senza cambiare di una virgola e, peggio ancora, obbligando gli altri due ad adeguarsi. Cosa viene fuori? Viene fuori una band clone alla quale però manca una certa dose di tecnica (anche se non tantissima) e la classe dei sopraccitati. Quelle rare volte che i nostri alzano la cresta e provano a ribellarsi al dispotico drummer (ovviamente le mie sono tutte supposizioni), il loro sound ricorda quello, per intenderci, di "Trample The Weak, Hurdle The Dead" degli Skinless. Un piattume unico intervallato da parti che avrebbero anche la pretesa di essere potentissime. Unici elementi che fanno sì che il gruppo raggiunga la sufficienza sono l'inesperienza della band ed un bassista degno di questo nome che ci tiene alla sua reputazione. In generale è una band che ha delle potenzialità e che io terrei d'occhio purchè si liberi del peso del suo unico membro famoso e purchè non cerchi la via più semplice per suonare Death Metal.

Voto: 6

GODLESS TRUTH

Provengono dalla Repubblica Ceca e in quest'ultimo anno si è sentito parecchio parlare di loro; sarà per il Monicker da duri ma non da fanatici, sarà perché la loro musica è parecchio potente, sarà perché hanno avuto un culo pazzesco, ma i Godless Truth piacciono (vero Cronos?). Personalmente, pur riconoscendogli buone doti, li trovo abbastanza antipatici, specie il chitarrista biondo che sembra il cattivo di "Trappola Di Cristallo" sia per quel cantante con il berretto che mi ricorda tanto, troppo, il detestabile Fred Durst. Se uniamo a questo una proposta musicale per certi versi simile a quella degli ultimi Dying Fetus (una specie di Brutal Punk) capirete quanto possono starmi simpatici questi qui. Eppure la figura migliore dello Split la fanno loro, dando una spallata ai Vomit Remnants e guardando dall'alto i Carnivorous. Non tecnicissimi ma nemmeno impreparati, i nostri cercano solo la potenza pura... e la trovano. Il drumming, tecnicamente di molto inferiore a tutti i colleghi del genere, si basa su qualche blast, un uso del doppio pedale abbastanza scontato e qualche rarissimo controtempo; tuttavia se non si sta lì a fare i pignoli, ci si accorge che se fosse altrimenti ruberebbe la scena ai chitarristi ed al bassista che invece si danno da fare per accontentare chi vuole devastarsi e, un po' meno, chi invece vuole qualcosa di minimamente pensato. In verità i Godless Truth sono l'istinto, la volontà di prendere in mano una chitarra e suonare accordi che facciano male (più o meno quello che facevano le band Thrash all'inizio degli anni ottanta, solo traslato nel 2005). C'è chi ama questo modo di fare, c'è chi lo odia e chi, come il sottoscritto, gli riconosce di raggiungere lo scopo ma che lo ritiene scarsamente artistico. Grazie anche alla produzione, i Godless Truth guadagnano la medaglia di migliori dello split pur non meritando dei votoni; musica d'impatto, buona per tenere lontano i tamarri.

Voto: 7,5

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