Siete forse nel bel mezzo di uno spleen esistenziale? Nulla va per il verso giusto? Fra i vari metodi per ovviare a simile condizione, la visione di un film erotico (e non proprio un tedioso pornazzo o una brutta pellicola di Tinto Brass) potrebbe rinfrancare l'umore all'insegna dell'esplosione di sesso e carnazza. Proprio l'altro giorno, mentre scorrevo i titoli presenti sulla piattaforma Netflix, sono incappato nella sezione erotica e ho ritrovato "Il margine" del regista polacco Walerian Borowczyk (autore attento alla tematica dell'erotismo e di cui si ricorda l'opera"La bestia"). Mi è tornato in mente di quando lo vidi al cinema nel lontano 1977 ed erano tempi in cui lo sviluppo sessuale passava anche dalla visione di tali pellicole audaci, vietate ai minori di 18 anni e comunque non prive di tagli ( ne farò cenno piu avanti) in modo tale da disinnescare la vis erotica dell'opera (anche se il sottoscritto come tanti altri restava allupato prima, durante e dopo la visione del film). Proprio altri tempi..
"Il margine" è tratto dal romanzo omonimo di André Pieyre de Mandiargues e si incentra su una vicenda alquanto banale. Il protagonista è Sigimond Pons, felicemente coniugato con una mogliettina sexy quanto basta e padre di un bimbo carino assai. Un giorno, per ragioni di lavoro, lascia la residenza di campagna per recarsi a Parigi. Qui, nella Ville Lumière tentacolare e tentatrice, trascorre le ore del dopo lavoro bazzicando le zone del vizio metropolitano per incappare in un bistrot con tanto di camere adibite all'esercizio del sesso mercenario. Fra le professioniste di tale arte c'è una certa Diana, dotata di una bellezza algida ma opportunamente caliente, che accende l'interesse del giovin uomo, non proprio così fedele alla coniuge. Ma si sa che la carne è debole e quindi via freni morali e inibizioni e avanti con il frenetico su e giù a pagamento.
Però si dà il caso che l'inatteso è dietro l'angolo e a Sigimond viene recapitata una missiva che lo informa della tragedia: il figlio è scivolato e annegato nella piscina della residenza campagnola, mentre la moglie impazzita per il dolore si è suicidata. Sigimond, a fronte di cotanta notizia, reagisce immergendosi in un rapporto sessuale totalizzante con la prostituta, come se non ci fosse un domani, al punto che la stessa donna si inquieta di tale cupio dissolvi e lo pianta in asso ( pur avendo ricevuto un pacco di soldi da un cliente così allupato e disperato). Con un simile crescendo di tensione non può non registrarsi un finale massimamente tragico.
Rivisto a distanza di così tanto tempo, il film mi è parso una fredda prova stilistica di eros patinato, per quanto a suo tempo potesse essermi piaciuto in ragione di una consistente libido giovanile che doveva affinarsi per poi esplodere al momento opportuno. A parte la recitazione inconsistente di Joe Dallesandro nei panni (a volte inesistenti in ragione del suo essere in quel tempo "lo stallone più veloce del West") di Sigimond e di Sylvia Kristel ( già famosa per il film "Emmanuelle") nel ruolo della prostituta Diana, il limite della pellicola sta nei tagli subiti per mano della censura. Si parla di qualcosa come 20 minuti di sforbiciate e comunque, nella versione italiana, mancherebbero 6 minuti. Sostanzialmente si è fatto sì che gli amplessi fra Sigimond e Diana non risultassero troppo espliciti, pur lasciando passaggi scabrosi tipo il pompino praticato dalla prostituta a Sigimond sulle note di "Shine on you crazy diamond", oltre ad un fantasioso impiego di un uovo crudo durante il coito fra i due (indovinate un po' dove viene introdotto alla consenziente Diana...). Insomma, maledetta censura che inibisce certe visioni ad un pubblico adulto e pagante.
Peraltro, anche se non risulta il miglior film di Borowczyk, "Il margine" ci interroga sui legami sotterranei fra Eros e Thanatos, sulla falsariga di quanto già visto in un classico dell'erotismo come "L'impero dei sensi". Il protagonista è un uomo disperato, alla deriva, in cerca di una valvola di sfogo che può essere costituita dal sesso estremo. E proprio per tutto ciò ho fatto prima cenno allo spleen esistenziale che può cogliere, prima o poi, ciascuno di noi. L' importante, però, è frenare al momento giusto per evitare l'epilogo tragico di uno come Sigimond. Insomma: amare sì, morire per amore non è proprio il caso perché la vita ci può presentare anche ulteriori gradite sorprese se si sa coglierle.
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