Oggigiorno, se parliamo di Walt Disney & co. riaffiorano repentinamente nelle nostre cervici la sconvolgente multinazionale omonima, il bieco merchandising, pupazzi e pupazzetti vari, le risibili serie TV foriere del successo di "icone" di successo quali Miley Cyrus, i Jonas Brothers.....insomma, tutto il carrozzone commercial-capitalistico sorto a partire da un semplice, banale scarabocchio di un ratto antropomorfizzato ed evolutosi nell'arco di ben ottant'anni con ulteriori characters assortiti, lungometraggi, grandi classici, adattamenti di favole e l'odierna fabbrica delle meraviglie oscillante fra Paperopoli, McDonald's e i Disneyland Resorts di Parigi e Orlando. Eppure, almeno durante l'esistenza terrestre dell'eccelso Walt, si percepiva l'autentica genuinità, basica, lucida, sobria e naturale di Topolino e soci cartooneschi, sebbene già confinati nella seminale corporation voluta dal patron. Il cinema non era un blando prodotto di entertainment sfrenato, il 3D, gli occhialetti e la virtualità digital-reale neanche si annidavano nei neuroni più remoti e "kubrickiani" degli utopisti maggiormente accaniti e caparbi. Cartoon significava anche apprendimento, lezione, insegnamento: un'alternativa, semplice e super schietta, al calamaio e al banco di faggio in cui l'eroe di turno che salva il mondo e corona il sogno d'amore della principessa fatata ripone nel guardaroba lustrini e bacchette magiche e si rivolge al piccolo spettatore, facendogli da "insegnante" con la medesima carica di simpatia e di umorismo dei grandi lungometraggi.

A detta del sottoscritto (e non solo) il personaggio di Paperino è decisamente più avvincente della controparte "roditrice": molto meno bonario e buonista del caro Topolino, con quel pizzico di politically-incorrect ironico e satirico, il nostro Donald è probabilmente il character dello schieramento disneyano che più si appresta ad unire serietà, attualità e comicità, forgiando un perfetto mix di equilibrio e sincerità, seppur "animata". Lo dimostra appieno, ad esempio, in Paperino nel mondo della Matemagica, corto a scopo didattico e cognitivo che tenta di introdurre tutti i filodisneyani alla matematica, una sorta di supporto audiovisivo a sussidiari e abachi che potrebbe risultare attuale persino nella realtà 2.0 di Facebook.

In questo (capo)lavoro Donald, in veste di pseudo-bracconiere armato di fucile e cappellino da safari, accede ad una foresta di numeri, matite viventi che giocano a tris, cascate di tabelline e pietre geometricamente squadrate. Sentendosi sperduto in una location così bizzarra, viene soccorso dallo spirito dell'avventura che lo dissuade dall'abbandonare la "foresta" dei calcoli, ritenuta dal papero "roba da sgobboni". Primo step di questo apprendimento è l'Antica Grecia, in cui Paperino esplora il rapporto pitagoresco fra musica e matematica e diventa membro della Confraternita dei Pitagorici; successivamente si discorre della stella a cinque punte, della sezione aurea, del rettangolo aureo e delle relative conseguenze nell'arte classica, medievale e moderna e nella natura. Ancora, si passa al gioco, con le regole matematico-geometriche per gli scacchi, il baseball, il rugby, il biliardo e la carambola. Infine, la mente come straordinario propulsore per l'astrattezza teorica che, a partire da forme e supposizioni, giunge a concretizzare l'ingegneria più affascinante. Sotto la spinta dello spirito indagatore e della matematica risolutrice si potranno così aprire le "porte" del futuro.

Paperino e la matematica: l'irrazionalità che viene placata e ridimensionata dalla razionalità, l'animale che diventa intelligente e propugnatore di idee, concetti e fantasie: ecco il Disney del "vero" cartoon che applica le sue creazioni all'apprendimento didattico, all'utilità di tutti i giorni, alla scienza di ieri, oggi e domani. Chiunque sia totalmente privo di giudizi e valutazioni a priori, non può che sottoscrivere il fervido splendore dell' "epoca d'oro" senza troppi imbellettamenti e arzigogola ture digital-virtuali e densa di reali intenti.

Da qui, una fievole lacrimuccia per i bei tempi (tra)passati. Au Revoir.

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