Warlock
Burning The Witches

Certo, quando si parla di heavy metal, Warlock non è il primo nome che viene in mente. Nel 1984 l'heavy metal era un genere gia delineato. Iron Maiden, Judas Priest, Saxon, Motorhead e compagnia avevano ormai dettato i canoni a cui, qualsiasi metal band doveva adeguarsi. Tuttavia l'album di debutto della band tedesca della storica Doro Pesch, insieme a "Triumph and Agony" venuto tre anni più tardi, rimane una delle migliori testimonianze di quel metal puro, incontaminato e un po' ingenuo qual'era negli Eighties.

9 tracce, più che sufficienti per martellare a dovere i nostri poveri timpani. Le novità non sono molte, se non la comparsa per la prima volta di una singer femminile in un genere prettamente maschilista. Ma che cantante, signori... Al primo ascolto potreste neanche accorgervi che dietro il microfono si cela una biondina (decisamente gnocca) come la suddetta... La voce di Doro sprigiona potenza, cattiveria, grinta e sentimento ad ogni nota ed è forse una delle voci più azzeccate in questo genere musicale (senza scomodare ovviamente i mostri sacri come Mr.Dickinson, Mr.Halford etc...).

Inutile analizzare il disco traccia per traccia. "Burning the Witches" non contiene hits, ma tutte le canzoni che si attestano su un livello medio-alto. L'apertura del disco, Sign of Satan buca letteralmente lo stereo. Un riff veloce e impietoso superato solo dall'entrata in grande stile di Doro. After the Bomb e Dark Fade continuano l'inesorabile cavalcata metallica macinando riff su riff. Homicide Rocker è forse la traccia più leggera seppur comunque onesta del disco. Ma ecco arrivare il meglio del meglio... Without you, il classico lentone di turno di ogni album metal che si rispetti, è da applausi. Sicuramente la miglior ballad di Doro. Un connubio perfetto tra sentimento e rabbia, potenza ed emozione da cui emerge l'animo squisitamente "deutch" del gruppo. La canzone si apre con un arpeggio a regola d'arte, e con Doro che, con la solita grinta, salva una canzone, tutto sommato semplice e con un testo che non spicca per originalità, dall'esser melodrammatica. In meno di un minuto, raggiunge picchi d'intensità difficilmente riscontrabili altrove. Finita la canzone non finisce certo il disco. La celebre Metal Race e la titletrack Burning the Witches reinnestano la quinta e obbligano l'headbang. Qui la forza di questo gruppo: coniugare potenza a ritornelli catchy tanto che dopo un po'si fa fatica a non cantare. La chiusura è affidata dall ottima Hateful Guy, (un ritornello da urlo nel vero senso del termine) e dalla buona Holding Me

In definitiva un album di heavy metal come Cristo comanda (forse non calzante come definizione ma avete capito insomma...). Se cercate qualcosa di nuovo mai sentito di certo di certo non lo troverete in questo disco ma se amate il metal, le borchie, i pantaloni attilati, i capelli cotonati e gli '80s allora "Burning the Witches" vi creerà dipendenza. Avvisati.