Un'epidemia incontrollabile, un vaccino per pochi, una situazione internazionale estremamente instabile, la lotta armata all'ordine del giorno. è pressapoco questa la realtà distopica nella quale si trova JC Denton, il protagonista di una delle più riuscite esperienze virtuali del mondo videoludico.

Ecco, ad alcuni sembreranno parole grosse, e magari questi "alcuni" sembreranno anche averne la conferma dalla lettura di questa recensione, ma lasciate che mi giustifichi anticipando che è molto difficile rendere giustizia alle possibilità e caratteristiche di questo videogioco. 

Tornando a Jc Denton, costui è un agente nanopotenziato (ovvero con delle possibilità fisiche nettamente superiori al normale in virtù di un complesso sistema tecnologico mediante il quale è stato cresciuto), in forza all'UNATCO, un corpo militare anti-terroristico costituito in seguito all'attacco alla Statua della Libertà, il cui scopo è quello di eliminare la minaccia delle NSF, le forze terroristiche più potenti ed organizzate del mondo in cui si è immersi. Queste sono le conoscenze che abbiamo dopo i primi 5 minuti di gioco, ma non lasciatevi trarre in inganno da queste scarne tre righe, perchè il gioco è ben più immersivo di quanto si sia letto fin qui grazie ad un'atmosfera cyberpunk e futuristicamente distorta supportato dall'allora all'avanguardia motore grafico di Unreal (siamo nel 2001); i lettori di Philip K. Dick ne sarebbero particolarmente affascinati, grazie agli originali ed intriganti risvolti della trama ed ai sottili riferimenti socio-filosofici in cui ci si imbatte nei dialoghi, oltre ad un certo buongusto nel disegnare i personaggi ed il mondo intorno a loro (l'immagine della Statua della Libertà decapitata in seguito all'attacco, con lo sfondo di un mondo oscuro e militarizzato è davvero stupenda).

La capacità di interazione con il mondo esterno e gli altri personaggi è davvero molto alta (tutt'oggi è difficile fare un paragone con altri lavori), e le riflessioni socio-filosofiche appena accennate, supportate ovviamente da uno sviluppo della trama davvero notevole, rendono i dialoghi più interessanti di quelli di molti altri titoli, per quanto belli possano essere. Non sono inconsueti, infatti, nelle nostre conversazioni con capi terroristici, governativi od intelligenze artificiali, digressioni sulle tendenze sociali dell'uomo o sul concetto di libertà, e proprio la libertà d'azione è forse l'aspetto che ha più influito nel consacrare questo videogioco al livello di capolavoro del genere. Oltre alla possibilità di scegliere le modalità d'infiltrazione e d'azione a noi più congeniali, che sono moltissime e si articolano in una serie di abilità da sviluppare nel corso del gioco (abilità da scassinatore, da cracker, da stealth agent più puro fino al "rambesque" massacratore folle ed anche l'abilità del videogiocatore nell'osservare e studiare il vasto ambiente di gioco, coadiuvati da una serie di potenziamenti che accrescono le nostre capacità fisico-tecnologiche), vi è anche la possibilità di scegliere come agire in momenti molto importanti della trama del gioco, mediante conversazioni o vere e proprie azioni. Anche se il filo conduttore rimane e non ci sarà possibile, ad esempio, stravolgere l'ideologia che in noi si afferma nel corso delle missioni, è possibile decidere di non uccidere taluni prigionieri, addirittura di assassinare in segreto nostri commilitoni di rilievo per evitare il confronto con loro in seguito, e tante altre cose, anche molto piccole, che rendono l'esperienza di gioco estremamente coinvolgente: il rapporto che si svilupperà nel gioco con nostro fratello Paul Denton (anch'egli nanopotenziato e maggior artefice del cambio ideologico del protagonista) ci porterà a fare scelte difficili, anche irreversibili, per fare un altro esempio. L'esempio più lampante che viene in mente, però, è la possibilità di scegliere tra tre finali diversi (da perseguire attivamente, facendo il necessario per farli diventare "realtà"), che porteranno a tre sviluppi del futuro possibili.

Nonostante le indubbie qualità sotto il punto di vista della trama e della capacità d'interazione, la tecnica realizzativa può oggi risultare obsoleta e non gratificare appieno il consunto giocatore dell'era post-Doom III e delle nuove generazioni degli hardware ultra-veloci e così via; anche alcuni bug del gioco dovuti al motore fisico potrebbero comprometterne l'esperienza complessiva (pur essendo molto divertenti), ma immergendosi nello stile del gioco, ed eventualmente chiudendo un occhio, si può assicurare un'esperienza videoludica superlativa. Una nota di merito anche al tema musicale ed alla colonna sonora in-playing, una serie di brani synth-orchestra che accompagneranno il giocatore durante tutte le missioni e gli ambienti in modo immersivo e mai fastidioso.

In sostanza, da giocare e rigiocare, perchè un gioco simile è estremamente difficile da avere (anche il suo seguito non è stato propriamente all'altezza); probabilmente il miglior videogioco con il quale avrete a che fare, ed insignito della corona di "miglior gioco di sempre" anche nel 2007 da "PC Zone" (evitando paragoni scomodi con giochi particolarmente rappresentativi od importanti a livello storico).

Un post scriptum per gli eventuali detrattori: nel gioco non ci sono trattati filosofici, si tratta di spunti a volte sviluppati nei dialoghi che rendono più piacevole ed interessante il proseguo del gioco, oltre a suggerire, magari, riflessioni personali.

Un altro post scriptum:  molto carina l'idea di accompagnare ogni finale con la frase di un autore/filosofo (si tratta di Voltaire, Khalil Gibran, John Milton).

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