A New York, la scena hardcore ebbe un'evoluzione più lenta e per molti versi differente rispetto ad altre città americane, Los Angeles e Washington soprattutto, dove già nei primissimi anni ottanta il punk era mutato nella sua forma più estrema.

Persino in Canada già nel 1981 era uscito "Hardcore" dei DOA, forse la prima attestazione del termine in quello specifico ambito musicale. Quando a New York era ancora il punk'n'roll vecchia maniera a far da padrone, con il suo seguito di drop-outs marci di crack e vino da due soldi (Ramones e New York Dolls, già "star", avevano pochissimi contatti con la scena punk più estrema di squatters e malpresi), quasi ovunque sfolgoravano bands musicalmente avantissimo: Bad Brains e Minor Threat, Black Flag e Circle Jerks (e Germs, X, e molti altri).
Il NYHC nacque così pesantemente influenzato da questi gruppi, e allo stesso tempo mantenne più salde le radici "inglesi", profondamente stradaiole e anche OI, mutuandone l'atteggiamento "ribelle" e di compattezza sociale, quasi di classe. La reazione fu evidente anche nelle tematiche e nella filosofia: lo straight edge ebbe un impulso fortissimo in reazione alla diffusione endemica di droghe e alcol. L'hardcore newyorkese si sviluppò presto come una scena "sana" e coesa, all'opposto dell'estetica individualista e marcia del punk. E cominciarono ad arrivare i dischi, i gruppi storici, i personaggi.

Raybeez (Raymond Barbieri) esordisce come batterista autodidatta negli Agnostic Front, poi fonda i Warzone, gruppo simbolo del NYHC, che guiderà tra cambi infiniti di formazione fino alla sua morte nel 1997. Il loro disco più significativo, "Don't forget the struggle, don't forget the streets", esce nel 1987 quando nel resto degli Stati Uniti l'hardcore è già in fase preagonica, e rappresenta a mio avviso la perfetta sintesi di un periodo, di una sonorità. Sia nelle tematiche (eloquente già il titolo, ma anche i pezzi We're the crew, As one, Skinhead youth e altri) che nelle sonorità è evidente l'influsso stradaiolo del punk oi inglese, e proprio per questo motivo la band fu spesso accantonata come accozzaglia di skinhead razzisti, nonostante i testi decisamente "corretti" e improntati a una (forse inconsapevole) coscienza di classe lontanissima dalle farneticazioni razziste degli skinheads inglesi.
Certo la prima copertina con la quale uscì il disco non li ha aiutati in questo senso - la croce di ferro fu utilizzata come frainteso simbolo di "unità proletaria", forse perchè ne ignoravano la derivazione dalla simbologia nazista... Bisogna però dire che il buon gusto per le copertine non fa parte del loro bagaglio, la mia copia del disco (quella "bonificata") riporta infatti l'immagine di due cani che si sbranano... L'hardcore degli Warzone è meno furioso e veloce di quello dei concittadini, e amici, Youth of Today. Si avvale di cori tipicamente oi e di sonorità più vicine al metal, i tempi sono più rilassati (?!?) e i pezzi sono tutti piuttosto articolati e ricchi di stacchi e cambi di tempo. L'esecuzione è molto buona, la voce di Raybeez duttile e nel complesso il gruppo è più a suo agio nei pezzi meno concitati (da prendere cum grano salis, ché sempre di HC si tratta). Non cito i pezzi perché a me piacciono tutti e dal punto di vista stilistico, va detto, non ci sono particolari strappi.

Non è un disco innovativo, ma è un disco vero, diretto, ben suonato, trascinante; un disco hardcore. Per evitare che scoppiassero risse durante i concerti Raybeez aveva l'abitudine di cantare tra il pubblico per tutta la durata delle esibizioni (lo posso testimoniare), nel mezzo del pogo più sfrenato e violento, forse questo fatto insieme al suo costante impegno a favore dei ragazzi più disagiati ha contribuito a renderlo un personaggio molto amato, e molto rimpianto al momento della sua scomparsa. Aveva trentacinque anni.

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