Un nome, quello degli W.A.S.P., che negli anni 80' aveva un solo significato, pericolo. Eterni allievi degli spettacoli di Alice Cooper, gli W.A.S.P. riuscirono a portare il livello di teatrlità degli spettacoli del primo, se possibile, ad un livello ancora più esagerato. Donne sulla ruota della tortura, finti sgozzamenti, lanci di coltelli, carne fresca ed interiora tagliate sul palco e poi lanciate sul pubblico insieme a piume, pasti di vermi, bevute di sangue finto dai teschi, giochi con le motoseghe, e altro. Tutto partorito da quella menta malsana di Steve Duren, in arte Blackie Lawless, la stessa persona che in futuro contribuirà a scrivere masterpiece come "The Crimson Idol" (1992) e "Unholy Terror" (2001), ma questa è un altra storia.
" Sono sempre stato annoiato a morte da band che salivano sul palco in t-shirts e jeans e stavano ferme per tutta la serata. Dannazione, il pubblico si sarebbe divertito maggiormente stando a casa a sentire l'album nella comodità del loro salotto. Preferirei essere morto che stare sul palco in quel modo. Ciò che posso dire è che se pensate di aver già visto cose folli, dateci tempo e non crederete ai vostri occhi." Una spiegazione più che plausibile quindi, quella di Lawless di dare vita ad un gruppo che non sarebbe stato la fotocopia di quelli già passati. L'idea di creare una band che avrebbe lasciato il segno, che avrebbe dato filo da torcere ai gruppi che sarebbero seguiti, e cosa più importante, che avrebbe lasciato il pubblico ad occhi aperti dopo la fine dello spettacolo, con i capelli ben rizzati in aria, e con l'adrenalina ancora in circolo.
Dopo la pubblicazione dell'album omonimo, gli W.A.S.P. si imbarcarono in un gigantesco tour mondiale, scioccati loro per primi dai responsi più che positivi che il loro album continuava a macinare. Seppur ostacolati dal P.M.R.C., che avevano più volte denunciato la scandalosità degli atteggiamenti dei membri del gruppo, la loro strafottenza, le loo performance scabrose, inserito nella lista Filthy Fiftheen la canzone "Animal (Fuck You Like A Beast)", gli W.A.S.P. non si arresero, e andarono avanti per la loro strada, guadagnandosi sempre più il loro meritato successo.
Esce dopo neanche due mesi e mezzo la prima testimonianza live oltreoceano della band, intitolata "F**k Like A Beast In Tokyo", nel quale sono riassunti in 11 tracce tutti i punti forza di queste bestie da palcoscenico.Solitamente si dice che per gruppi che fanno della teatralità il loro punto di forzan, la musica e la melodia non esistano, ma questo live è l'esatta prova che si sbagliano.
Impossibile restare impassibili di fronte alla potenza di pezzi come "Hellion" o della sempre eterna "On Your Knees", dove la voce sgraziata di Lawless la fa da padrone, soffocato dalle urla del pubblico e dal pestaggio dietro le pelli di quel dannato di Tony Richards. Se siete dei romanticoni, non preoccupatevi, c'è anche "Sleeping (In The Fire)", che con il suo andamento lento e malinconico riuscirà lentamente a ipnotizzarvi. Veri e propri cavalli della band invece, oltre che devastanti in sede live, sono "I Wanna Be Somebody", con un grande coinvolgimento da parte dei fan, e la già citata "Animal (Fuck Like A Beast)". Mostra il lato più accattiva, nte degli W.A.S.P. invece "L.O.V.E. Machine", con un ottimo lavoro di basso da parte di Lawless.
Tutto questo in meno di un'ora di esibizione, condito da un atmosfera quasi sulfurea, che risulterà quasi fastidiosa ai primi tentativi di ascolto, ma che riuscirà a farvi immergere nel mondo degli W.A.S.P., un gruppo che per buona metà degli anni 80' ha dettato regola nella scena musicale statunitense, imponendosi a forza in un posto dove ancora troppo gente pretendeva che i concerti fossero roba pulita, una bella performance, vestiti ben stirati, quattro chiacchere con il pubblico e tanti saluti. Nossignore. Quello che avverrà dopo il 1989 per gli W.A.S.P. sarà storia, ma ciò che è avvenuto gli anni prima sarà difficile dimenticarlo. E anche con un live di 11 tracce, è ancora oggi possibile rivivere quelle grandiose emozioni.
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