Quanti gruppi possono vantarsi di aver fatto pochissimi errori nella loro carriera? Pochi, sicuramente. Bene, gli W.A.S.P. probabilmente, sono fra i pochi a poter ostentare questo vanto. Fondati nel 1982 da Blackie Lawless, pazzo scalmanato che assieme ai chitarristi Randy Piper e Chris Holmes, porterà la sua musica, i suoi eccessi, e le sue follie nel mondo a partire dal 1984, anno di pubblicazione dell’album omonimo. Fino al 1992 i nostri non vedono nessun errore, nessun decadimento, anzi, nel campo dell’ HM classico all’epoca, sono fra i pochi gruppi a non vedere o lo scioglimento, o la pubblicazione di album fallimentari. Nel 1992 per l’appunto, viene pubblicato l’album che sarà considerato l’apice musicale e compositivo della band, “The Crimson Idol”. 12 anni dopo, nel 2004 gli W.A.S.P. si trovano davanti a loro una visione d’insieme non particolarmente positiva. 5 album usciti, tutti di ottima qualità, 2 album live, ma una promozione degli ultimi album non proprio eccelsa, e che porta il pubblico a “dimenticare” il gruppo. Nei primi anni 2000’, Lawless comincia a lavorare su una sorta di prosecuzione di “The Crimson Idol”, non inteso come una seconda parte ovviamente, ma un secondo concept che riprenda solo apparentemente i concetti di “The Crimson Idol”. Anno dopo anno, nel 2004 vede la luce “The Neon God: The Rise”. Le aspettative per l’uscita furono parecchie, curiosità soprattutto, sapere se questo nuovo album avrebbe riportato in auge il nome della band, ma soprattutto, se questo album sarebbe stato il degno successore di quel capolavoro uscito nel ’92. In “The Neon God: The Rise” Lawless si occupò di tutto. Testi, musica, produzione. Per chi conosce a fondo il gruppo, sa molto bene che il genio che si nasconde dietro a Blackie Lawless è pazzesco. Si era visto in “The Crimson Idol”, si era visto nella stragrande maggioranza dei lavori della band, e più che mai, si vede ora.

La saga di “The Neon God” si divide in due parti, uscite rispettivamente entrambe nel 2004, e tratta la vita di Jesse Slane, un ragazzo che dopo aver vissuto fra dolori e sofferenza, fra le quali la morte del padre ad appena 6 anni e una totale indifferenza della madre, soggetta alle droghe e all'alcool, viene abbandonato da quest'ultima in un orfanotrofio gestito da suore cattoliche, che trattano Jesse e tutti gli altri ragazzi con violenza, con odio, ma sarà proprio in questo orfanotrofio che Jesse scoprirà il suo potere, ossia avere il totale controllo delle menti altrui. Assieme a Judah, un barbone che farà da guru per Jesse, quest'ultimo si ritrova a diventare un predicatore delle masse, con la missione di guidare il popolo verso una terra di pace. Ma delle domande tormentano Jesse. Perchè siamo qui? La sofferenza ed il dolore se ne andranno mai? Potrò mai essere felice? Si percepisce fortemente il fantasma di Jonathan Steel, protagonista di "The Crimson Idol", e quindi ci si arriva a chiedere: Può questo nuovo concept essere alla pari di quel capolavoro uscito 12 anni prima?

Dopo l'intro "Overture", che a tratti ricorda "The Titanic Overture", si ha la breve "Why Am I Here"", che come spiegato prima, ha il compito di far introdurre subito all'ascoltatore la domanda portante di tutta la saga. "Whising Well" è il primo e vero pezzo dell'album, dove si nota subito una produzione non eccelsa, che non valorizza sopratutto basso e batteria, ma in cui troviamo un buon pezzo in stile W.A.S.P. e al quale segue "Sister Sadie (And The Black Habits)", la canzone più lunga dell'album che anche se è pienamente valorizzata da da un Blackie furioso nella parte vocale ed un'ottima batteria, riporta alla mente quella "Chainsaw Charlie" in cui perfino le chitarre sembrano essere la copia sputata di quel capolavoro del '92. "The Rise" si avvale per la prima volta delle tastiere, e il pezzo che ne esce è veramente ottimo per quanto corto, e a cui segue "Why Am I Nothing", altra breve introduzione in cui Jesse si interroga ora su una diversa domanda, esistenziale per lui. "Asylum #9" è forse uno dei migliori pezzi del CD, in cui un ottima sezione ritmica e un buon assolo fanno rialzare i toni dell'album. Si hanno influenze progressive in "The Red Room Of The Rising Sun", che vede le tastiere come protagoniste, ma che esce come un pezzo particolarmente difficile da assimilare. "What I'll Never Find" è un lento in cui la voce struggente di Lawless si erge come principale protagonista, assolutamente un pezzo ben riuscito a mio parere, e a cui segue la breve "Someone To Love Me (All I Need). "X.T.C. Rider" è un pezzo in cui la batteria guida tutto il pezzo che finisce in un gran bel ritornello, anche se l'assolo è forse uno dei più brutti che abbia mai sentito. Per "Me And The Devil" non penso vi sia bisogno di sprecare parole, mentre "The Running Man" è un gran bel pezzo, anche se in alcuni tratti copia vistosamente "The Invisible Boy". Chiude l'album "The Raging Storm", in cui un Blackie particolarmente sofferente fa da guida a tutti gli strumenti,in cui fra strofe lente e un ritornello accattivante, risulta essere la conclusione perfetta per un album non proprio ad ottimi livelli.

Chiedo scusa per il track by track, che può risultare noioso da leggere, ma cercare di ometterlo in un concept è sempre particolarmente difficile. Cosa resta quindi di questa prima parte della saga di "The Neon God"? Dubbi, sicuramente. Un album che poteva essere una nuova opportunità per gli W.A.S.P. di ritornare sotto le luci, ma che è fortemente privo della rabbia consona al gruppo e a quell'istinto animalesco che li ha sempre contraddistinti. Aggiungiamoci una produzione ai limiti dell'ascoltabile, un copia incolla di vari parti di chitarra, e cosa esce fuori? Un album non eccelso, questo sicuramente. Ma a mio parere, gli W.A.S.P. se ne escono non a testa alta, ma neanche bocciati. La prova che un gruppo,che da qui a vent'anni dal proprio debutto, riesce ancora a far uscire album degni di nota è tutta qui. Considero quindi, questo album una sorta di passo indietro rispetto agli standard a cui ci avevano abituati, ma non un errore madornale.

"Oh, all I need was someone to love me
"Oh, all I needed was one
"There's no one who cares ."

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