Wes Montgomery rientra di diritto nel novero dei pochissimi chitarristi di jazz ad aver lasciato un'impronta che va ben oltre i confini del mondo della sei corde.

Cultore a livelli estremi di Charlie Christian, nel 1963 Montgomery è già da tempo un musicista di fama internazionale nonchè reduce da fruttuose collaborazioni con esponenti di primo piano del panorama jazzistico degli anni '50/'60 (John Coltrane , Lionel Hampton e Cannonbal Adderley su tutti) e da numerose incisioni a suo nome  fra le quali vale la pena  ricordare "Boss guitar", "Full house", "The Wes Montgomery Trio" ma soprattutto "The Incredible jazz Guitar  of Wes Montgomery" (1960) ritenuto da molti storici del jazz come un'autentica pietra miliare per la chitarra jazz, un nuovo punto di partenza  i cui contenuti faranno proseliti neì decenni a seguire. E proprio nel 1963 che vede le stampe "Guitar on the go" disco intenso ed eterogeneo, in cui il chitarrista di Indianapolis fa sfoggio senza riasparmiarsi di tutte le caratterisiche peculiari del suo fraseggio, un marchio di fabbrica estremamente riconoscibile e ancora ben presente nella memoria degli appassionati del genere.

Si tratta di un disco registrato in trio, le parti di batteria sono affidate interamente a George Brown  fatta eccezione per "Fried pies" in cui spicca la presenza di rilievo di Jimmy Cobb e "Missile Blues" in realtà incisa nel 1959 con Paul Parker dietro le pelli; all'organo hammond troviamo invece Melvin Rhyne, già collaboratore di lungo corso di Wes e che riuscirà , grazie all'efficace interplay instaurato con il chitarrista , nell'intento di non far rimpiangere  l'assenza del contrabbasso durante i 42' dell' opera. Fra gli episodi più ispirati dell'incisione possiamo citare la rivisitazione in chiave hard-bop del celebre standard di Jerome Kern "The way you look tonight" con relativa alternate take (che in sostanza differisce nella sezione dei soli), l'esecuzione della struggente ballad di Henry Mancini "Dreamsville" oltre ai due energici blues "Fried Pies" e "Missile blues" firmati dallo stesso Montgomery.

Attraverso echi hard bop individuabili nel Coltrane del periodo "Blue Train" chiaramente avvertibili in diversi guitar solos, suadenti momenti "smooth" di stampo mainstream e l'immancabile matrice blues a cui il chitarrista scienemente non ha mai rinunciato, le 8 tracce dell'album scorrono via in maniera piacevole e fluida con un notevole equilibrio qualitativo fra i vari brani. Sebbene con "Guitar on the go" secondo chi scrive, ci si trovi dinanzi ad un lavoro che non raggiunge  i picchi di "The incredible jazz guitar"  dal punto di vista dell'ispirazione e dell'espressività nell'esecuzione strumentale, rimaniamo comunque nell'ambito dell'eccellenza.

Un disco di ottima fattura.

Saluti

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