Oggi fa figo parlare di new wave, di shoegaze e di indie rock. Anche Mtv, in questa decade più che nei grungettari e technologici anni '90, sembra essersi occupata accuratamente di questi fenomeni non propriamente "overground". Lo shoegaze, comunque, andava forte anche nel decennio scorso... solo che non attirava un numero infinito di attenzioni.

Ma arriviamo al punto: oggi tutti i ragazzetti, quelli che aspettavano la "next big thing", hanno iniziato a indossare camicette da liceali, all stars, occhialini Greg-style (intendo il comico che recita insieme a Lillo) e jeans attillati. Hanno iniziato, a livello musicale, con la rivalutazione di quello che fino a ieri conoscevano a malapena e che forse snobbavano: gli anni '80 e ciò che deriva da essi (intendo anche produzioni posteriori a quel decennio ma ispirate ad esso).

Tutto così scontato e noioso! Sopratutto per chi, anni fa, vedeva allegramente ignorati i dischi di Jesus & Mary Chain, piuttosto che quelli di Smiths e Joy Division. Giorgio Gaber, purtroppo, aveva ragione da vendere! Quando è moda è moda!

Peccato, però, che mode e revival non abbiano reso giustizia a centinaia di formazioni anni '80 e '90. Formazioni ben conosciute da certi volponi dello star system, ma del tutto ignote al grande pubblico.

Parliamo degli irlandesi Whipping Boy: due grandi album e un buco nell'acqua!

Ok, non saremo certo al cospetto di figaccioni come Damon Albarn (che sovente mi fa cascare braccia più attributi) ma nemmeno al cospetto di un gruppo anonimo e privo di idee.

Fortuna divina ha voluto che un santo uomo, su queste pagine, ha recensito il loro fondamentale "Heartworm". Secondo disco, piuttosto easy listening e vicino all'orecchiabilità di certo brit pop. Un album ben costruito e pieno di emozioni sincere. Un album, e la pianto subito con i romanticismi, preferibilmente apprezzabile in compagnia della propria dolce metà.

Ancora più bello è, a mio parere, il debutto intitolato "Submarine". Platter pubblicato nel 1992 per l'indie lable Liquid Records e praticamente irreperibile sul mercato.

Buio, freddo, malinconia e sensazioni provenienti dal profondo del cuore. Questo caleidoscopio emotivo ci accompagna in un lungo tunnel fatto di feedback, riffs incisivi e fascinosa malinconia pop anglo-irlandese.

Prendete i mille volte menzionati Jesus & Mary Chain, gli altrettanto citati The Cure, i meno conosciuti Chameleons e due o tre ideuzze mutuate da Ian Brown.

Si potrebbe andare avanti per ore con i paragoni! Ma gli Whipping erano pur sempre gli Whipping!

Ebbene: un viaggio di 43 minuti in una dimensione decisamente rarefatta e decadente. Niente goticume o deliri industriali ! Per carità! Questa era, e rimane, soave pop music, pop music condita con spleen e auree distorsioni.

La dimostrazione di quanto scritto ci è fornita da brani come "Beatle", "Favourite Sister", "Astronaut Blues" e dai sei minuti della title track.

Uscirà, nel lontano 1996, il già elogiato "Heartwork" (che regalerà un barlume di celebrità al gruppo) ed infine un ultimo album pubblicato nel 2000. E poi? Niente!

Fa incazzare non poco vedere molti talenti dover "chiudere bottega" perchè usciti allo scoperto nel momento sbagliato. Fa però piacere notare la distanza di questi ragazzi dalla possibilità di guadagnare attenzioni e riconoscimenti in un periodo, come quello attuale, nel quale il vento tira dalla loro parte.

Diamo una chanche agli irlandesi! Diamo un buon ascolto a "Submarine" e procuriamoci "Heartworm". I nostri, statene certi, non si costruiranno piscine o villette grazie ai nostri soldi e alle nostre attenzioni.

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